Il comandate dei Ros di Catanzaro Giovanni Migliavacca riferisce durante il processo dello sconto imposto al catering per le nozze di Antonio Gallone che atterrò con la sposa davanti alla chiesa di Nicotera
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È stata la volta del tenente colonello Giovanni Migliavacca, comandante dei carabinieri del Ros di Catanzaro, nel maxiprocesso Rinascita Scott. Una deposizione particolarmente importante la sua, trattandosi di uno degli investigatori principali dell’intera inchiesta portata a termine dalla Dda di Catanzaro. Dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, rispondendo alle domande del pm Andrea Mancuso, il teste ha spiegato che la genesi dell’inchiesta parte da un’opera di monitoraggio su Luigi Mancuso, uscito di galera nel luglio del 2012 dopo 19 anni di ininterrotta detenzione per condanne definitive rimediate al termine dei processi nati dalle operazioni “Tirreno” e “Count down”.
Gli investigatori del Ros di Catanzaro sin dal luglio del 2013 iniziano quindi a interessarsi sia della figura di Cosmo Michele Mancuso (che nell’aprile 2016 viene arrestato per l’operazione “Costa Pulita”), sia del fratello Luigi Mancuso per avere in particolare contezza dei contatti intessuti da quest’ultimo una volta scarcerato e, quindi, della sua rete relazionale. «Indaghiamo pure su Vincenzo Spasari – spiega il teste in aula – in virtù di alcuni controlli dei carabinieri di Limbadi. L’informativa principale viene depositata a marzo 2018, ma la mole investigativa di dati tecnici emergenti dalla nostra attività ci ha imposto dei seguiti anche nel 2019. Gli elementi investigativi sono principalmente costituiti dalle captazioni».
Intercettazioni anche ambientali dei cellulari di: Pasquale Gallone di Nicotera, Giovanni Giamborino di Piscopio, i fratelli Giovanni e Giuseppe Rizzo di Nicotera, Gianfranco Ferrante di Vibo Valentia, Emanuele La Malfa di Limbadi e i fratelli Mario e Maurizio Artusa. «Monitoriamo anche alcuni specifici luoghi di incontro – sottolinea Migliavacca rispondendo alle domande del pm – come alcuni casolari a Limbadi e Nicotera, ma anche il Cin Cin bar di Ferrante a Vibo Valentia». Un ascolto oneroso, quello delle intercettazioni, seguito a tutta un’attività tecnica di indagine fatta di appostamenti, pedinamenti e anche visione di alcuni impianti di videosorveglianza.
Il matrimonio degli sposi in elicottero e lo sconto
Il teste è quindi passato a spiegare la vicenda dello sconto preteso dalla “Lo Schiavo catering” in occasione del matrimonio degli sposi atterrati in elicottero nella piazza di Nicotera (Antonio, detto Nino, Gallone ed Aurora Spasari). Una vicenda per la quale sono imputati per il reato di concorso in estorsione, aggravata dal metodo mafioso, l’imprenditore di Vibo Mario Artusa, 55 anni, Pasquale Gallone, di Nicotera, 61 anni, e Francesco Tomeo, 49 anni, di Nicotera. In particolare, Pasquale Gallone e Mario Artusa, dopo aver convocato nell’abitazione di Gallone il rappresentante legale della società “Lo Schiavo Catering srl” con sede a Vibo, ovvero Antonio Lopez Y Royo – che giunge in contrada Belvedere di Nicotera a bordo di una Range Rover accompagnato da Mario Artusa – gli avrebbero imposto un forte sconto per il servizio di ristorazione in occasione del matrimonio fra Antonio Gallone (figlio di Giuseppe Gallone, fratello di Pasquale) ed Aurora Spasari, figlia di Vincenzo Spasari, altro imputato ritenuto vicino al boss Luigi Mancuso. Secondo gli inquirenti, i tre – Pasquale Gallone, Mario Artusa e Francesco Tomeo – avrebbero fatto intendere ad Antonio Lopez Y Royo che al matrimonio ed allo sconto ci «teneva assai lo zio», ovvero quello che i carabinieri ritengono aver individuato nella persona di Luigi Mancuso.
Il teste Giovanni Migliavacca ha quindi spiegato che gli imputati avrebbero costretto gli imprenditori Antonio Lopez Y Royo (titolare del servizio di catering) e Antonio Iellamo (titolare della Tenuta Klopè a Francavilla Angitola ove il banchetto nuziale aveva avuto luogo) a ricevere, complessivamente, 40 euro circa per invitato, in luogo del prezzo abituale (e precedentemente offerto) pari ad euro 115 per invitato (per un totale ricevuto pari a circa 13.000 euro per 300/320 invitati -) in luogo di circa 34.000 euro, procurando così a Giuseppe Gallone (padre dello sposo), Antonio Gallone (lo sposo) ed Aurora Spasari (la sposa) un ingiusto profitto, consistente nella differenza tra il prezzo abitualmente praticato e quello concesso a loro (pari a circa 20mila euro). Il fatto di reato illustrato in aula dal teste della pubblica accusa porta la data del 14 settembre 2016. Per tale “favore” Pasquale Gallone avrebbe promesso ad Antonio Lopez Y Royo che si sarebbe messo a disposizione per qualunque cosa gli servisse.
Pasquale Gallone, quindi, avrebbe poi cercato di farsi corrispondere da Antonio Lopez Y Royo somme di denaro annuali (un “fiore”, un “pensiero” “oppure ci favorite in qualche matrimonio”), mentre unitamente a Mario Artusa avrebbe costretto Lopez Y Royo a rifornirsi di frutta, per la propria attività commerciale, dall’imprenditore Antonio Scrugli, ritenuto «colluso con la cosca dei Mancuso e reale intestatario dell’impresa denominata Naturella Frutta con sede a Vibo».
Il capannone di Barba proposto a Lopez
Il 28 giugno 2016 i carabinieri del Ros intercettavano poi una conversazione tra Pasquale Gallone, Giovanni Rizzo (figlio di Romana Mancuso e, quindi, nipote di Luigi Mancuso), Mario Artusa, Antonio Lopez Y Royo e Emanuele La Malfa. Nel corso di tale incontro, i presenti avrebbero cercato di convincere Antonio Lopez (titolare anche del bar-pasticceria Lo Schiavo a Vibo) a comprare un capannone a Maierato di Franco Barba, «imputato in questo processo – ha ricordato Migliavacca – e già condannato quale elemento della cosca Lo Bianco-Barba di Vibo». Un capannone già sequestrato e che il gruppo avrebbe voluto vendere a Lopez per aiutare Franco Barba “che versava in difficoltà economico-finanziarie”.
Il comandante del Ros, Giovanni Migliavacca, ha poi illustrato altra vicenda avvenuta pochi giorni dopo la “visita” a Nicotera per il matrimonio degli sposi in elicottero. In tale occasione, Antonio Lopez Y Royo avrebbe interessato Mario Artusa dopo che un nipote del primo aveva subito il furto di un gommone a Briatico. Pasquale Gallone ed Emanuele La Malfa avrebbero commentato la vicenda per tentare il recupero del gommone, che sarebbe stato sottratto al nipote di Lopez a seguito di un battibecco avuto con i gemelli Simone ed Emanuele Melluso di Briatico, poi tratti in arresto e condannati in primo grado nell’operazione “Costa Pulita”.