Domenico è fra i principali imputati del maxiprocesso. La sua deposizione: «Non faccio parte di nessuna organizzazione, Mantella e Moscato raccontano solo frottole»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«La ‘ndrangheta mi fa schifo e non ne faccio parte. Non faccio parte di nessun sistema e di nessuna organizzazione criminale o malavitosa. La dote del vangelo non so cosa sia, conosco solo il vangelo degli apostoli che studiavo al catechismo. La Madonna di Polsi non so neanche dove si trovi, non ci sono mai stato perché non ho mai fatto parte di nessun contesto mafioso». È quanto affermato da Domenico Bonavota, 43 anni, di Sant’Onofrio, fra i principali imputati del maxiprocesso Rinascita Scott, nel corso del suo esame dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo (presidente Brigida Cavasino).
Domenico Bonavota si è difeso dalla principale accusa che gli viene mossa dalla Dda di Catanzaro – quella di associazione mafiosa – e dopo aver citato atti e sentenze (alcune delle quali l’hanno scagionato, come “Uova del Drago”) ha affermato: «Non ho mai conosciuto Nicolino Grande Aracri ed Andrea Mantella racconta solo frottole. Ho conosciuto Mantella solo nel 2004 ed è stata la mia disgrazia e la mia sfortuna. I collaboratori di giustizia leggono atti giudiziari e se ne fregano se accusano una o duecento persone, anzi, più accusano meglio è per loro perché diventano più importanti e considerati. Questi soggetti collaborano solo per il loro interesse e raccontano bugie, io li posso smentire con i certificati di detenzione in mano. Non conosco neanche nessun Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni e il pentito Raffaele Moscato racconta solo bugie». Tutte le accuse mosse nei suoi confronti sarebbero quindi per Domenico Bonavota solo il frutto di «invenzioni e frottole».
Domenico Bonavota è fratello di Pasquale Bonavota, il principale ricercato della ‘ndrangheta, latitante dal 2018 a seguito dell’operazione antimafia denominata “Conquista” e poi Rinascita Scott. Pasquale Bonavota è accusato di essere la mente operativa della “famiglia” di Sant’Onofrio dopo la morte del padre Vincenzo (ritenuto il fondatore del clan) e di curare gli affari anche fuori dal territorio provinciale, mentre Domenico Bonavota viene ritenuto il capo dell’ala militare del clan.