Ancora la rete relazionale di Giovanni Giamborino di Piscopio, al centro della deposizione dell’investigatore dei carabinieri del Ros di Catanzaro, Alessandro Caruso, nel maxiprocesso Rinascita Scott. Dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, il teste – rispondendo alle domande del pm Andrea Mancuso – si è soffermato ad illustrare diversi episodi venuti alla luce grazie alle intercettazioni ambientali.

Sono emersi così alcuni degli interlocutori di Giovanni Giamborino destinatari di confidenze in relazione a specifiche vicende che in quel periodo interessavano il Giamborino stesso: Saverio Piperno (congiunto dello stesso Giovanni Giamborino), Antonio Mobilio, Pino Galati, alias “U Ragionieri” (già condannato con sentenza definitiva quale “capo società” del “locale” di ‘ndrngheta di Piscopio, nonché cugino di Giamborino), Pietro Giamborino (ex consigliere regionale del Pd, anche lui cugino di Giovanni Giamborino), Rosario La Bella (accompagnatore in qualche occasione di Giovanni Giamborino), Mario Artusa, Giancarlo Pittelli (avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia) e l’ingegnere Francesco Ferdinando Basile (ex assessore comunale ai lavori pubblici ed all’urbanistica al Comune di Vibo durante la prima amministrazione guidata dal sindaco Elio Costa). Mobilio, Piperno, Galati e La Bella non figurano fra gli imputati, mentre sotto processo (per contestazioni diverse) si trovano Mario Artusa, Pietro Giamborino, Giancarlo Pittelli e Francesco Basile.

Nei racconti di Giovanni Giamborino c’è di tutto: dalla vicenda relativa alle difficoltà da parte dello stesso a saldare il prezzo (30mila euro) di un’Audi A3, per il cui acquisto sarebbe stato favorito grazie alla mediazione di Giancarlo Pittelli che avrebbe speso pure il nome di Luigi Mancuso, sino all’interessamento dello stesso ex parlamentare di Forza Italia (e di Pietro Giamborino che avrebbe mobilitato medici e politici di Catanzaro) per un’operazione chirurgica che interessava il figlio di Giovanni Giamborino ed una liberatoria da parte della Banca d’Italia che riguardava Benedetta Giamborino (figlia di Giovanni). Ma dall’ascolto delle intercettazioni, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire anche un presunto interessamento di Giovanni Giamborino ad avvicinare un magistrato del Tribunale di Catanzaro.

L’investigatore Alessandro Caruso ha quindi spiegato in aula – rispondendo alle domande del pm Andrea Mancuso – che Giovanni Giamborino era interessato “a creare un canale di comunicazione con il magistrato Carmen Ranieli, magistrato del Tribunale civile di Catanzaro. Abbiamo accertato che Luigi Mancuso era interessato a sistemare una pratica del dottore Pugliese, titolare del San Leonardo srl, resort ubicato a Vibo sulla Statale 18 al Km 434.

Giovanni Giamborino – ha raccontato il teste – doveva avvicinare Carmen Ranieli, il giudice che aveva la pratica, nata a Vibo il 6 luglio 1984, figlia – ha aggiunto il teste – di Michele Ranieli”, ovvero l’avvocato vibonese ed ex parlamentare dell’Udc. Il magistrato Carmen Ranieli – che non è indagata così come non è indagato l’avvocato Ranieli – , secondo quanto riferito in aula dal teste Caruso della pubblica accusa avrebbe dovuto decidere (stando al contenuto delle intercettazioni riguardanti Giovanni Giamborino) su una vicenda che interessava “il dottore Tommaso Pugliese, il dentista, identificato come nato a Gerocarne il 15 luglio 1943, titolare della società San Leonardo srl. Sul dottore Pugliese – ha aggiunto l’investigatore del Ros rispondendo al pm – ha reso dichiarazioni anche il collaboratore di giustizia Andrea Mantella”. Anche il dottore Pugliese non figura fra gli imputati di Rinascita Scott. 

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