Il fenomeno del nomadismo giudiziario, già ampiamente discusso in relazione al processo Reset, si espande a nuovi casi, scatenando polemiche e accesi dibattiti. Di recente, la Corte d’Appello di Catanzaro ha comunicato, tramite decreto di citazione, che il processo di secondo grado di Rinascita Scott - rito ordinario - si terrà presso l’aula bunker di Catania. Una decisione che ha provocato forti reazioni, soprattutto all’interno dell’avvocatura calabrese.

Una decisione controversa

La decisione della Corte d’Appello di Catanzaro, annunciata dal presidente del collegio giudicante Loredana De Franco, è stata accolta con sconcerto. La Camera Penale di Vibo Valentia, per voce del suo presidente Giuseppe Aloi, ha dichiarato pubblicamente l’intenzione di opporsi al trasferimento delle udienze in Sicilia, ritenendo che il processo potrebbe svolgersi regolarmente nell’aula bunker di Vibo Valentia. Quest’ultima ospita già il procedimento Maestrale-Carthago, che coinvolge ben 180 imputati.

Nel corso della trasmissione Dentro La Notizia, condotta su LaC Tv dal giornalista Pier Paolo Cambareri, Aloi ha sottolineato le difficoltà che questa decisione impone agli imputati e ai loro difensori. «Spostare il processo a Catania significa violare il diritto di difesa», ha affermato l’avvocato. Il trasferimento infatti comporterebbe costi elevati. Per molti imputati, sostenere le spese di trasferta e ospitalità dei propri avvocati potrebbe risultare insostenibile, inducendoli a scegliere legali del luogo. Ma la questione sollevata da Aloi è anche un’altra: «Il processo deve svolgersi nella sua sede naturale: Catanzaro».

Il dibattito politico e giudiziario

Non solo l’avvocatura, ma anche il mondo politico calabrese è stato chiamato in causa per il suo silenzio sul tema. Durante la stessa puntata, Antonio Alizzi, cronista di giudiziaria e direttore responsabile di Cosenza Channel, ha rivelato un ulteriore elemento di complessità: il presidente Loredana De Franco è candidata alla presidenza del Tribunale di Cosenza. Se nominata, potrebbe avvalersi della norma sull’anticipato possesso, lasciando così il processo di secondo grado di Rinascita Scott.

Alizzi ha inoltre accennato, su domanda del collega Cambareri, alla possibilità di un ritorno in funzione dell’aula bunker di Lamezia Terme entro fine febbraio o inizio marzo. Ciò comporterebbe senza dubbio il ritorno di Reset nella zona industriale di Lamezia Terme.

Il caso Castrovillari e le polemiche su Reset

Parallelamente, il tema coinvolge anche il processo Reset, che si celebra presso l’aula bunker di Castrovillari. Qui la Camera Penale di Cosenza, guidata dal presidente Roberto Le Pera, ha annunciato una giornata di astensione per il 18 dicembre. Gli avvocati cosentini chiedono che il processo si svolga nel tribunale di Cosenza, criticando l’indecorosità dell’aula bunker di Castrovillari. Le condizioni strutturali sono definite inaccettabili: il riscaldamento non funziona e l’ambiente è gelido, rendendo le udienze un’esperienza disagevole sia per i legali che per le parti coinvolte.

Una questione di giustizia e dignità

Il nomadismo giudiziario non è più una questione circoscritta, ma un problema che evidenzia falle infrastrutturali e organizzative. Da Catania a Castrovillari, passando per Lamezia Terme, le scelte legate ai luoghi di celebrazione dei processi stanno creando divisioni profonde tra avvocati, magistrati e politica. Se da un lato la necessità di garantire la sicurezza e la logistica dei maxi-processi è innegabile, dall’altro resta fondamentale assicurare che il diritto alla difesa sia pienamente rispettato, senza gravare eccessivamente sugli imputati e sui loro rappresentanti legali. E soprattutto senza mettere davanti la presunta assenza di aule protette a Cosenza, dove un tempo si svolgevano delicati processi di ‘ndrangheta come Missing e Tela del Ragno. Rivedi la puntata su LaC Play.