Il nuovo collaboratore di giustizia svela i piani di Nazzareno Colace e Luigi Mancuso per entrare nell’appalto così come in altro lavoro attraverso la mediazione di Antonio Prenesti
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Un interesse della ‘ndrangheta nello smantellamento del cementificio di Vibo Marina? Certamente sì secondo il racconto di Domenico Guastalegname, l’ultimo fra i collaboratori di giustizia di cui la Dda di Catanzaro ha chiesto l’esame in aula dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott. I verbali con le sue dichiarazioni sono stati depositati dalla Procura distrettuale antimafia ed esplorano diverse vicende su cui saranno le successive indagini ed i successivi riscontri a fare luce.
Domenico Guastalegname – 29 anni, residente a Castello di Annone, in provincia di Asti, ma originario come il padre Antonio (pure lui collaboratore di giustizia) di Vibo Marina – tira in ballo Nino Purita, genero di Nazzareno Colace di Portosalvo, quest’ultimo ritenuto figura vicina prima al boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, quindi a Luigi Mancuso.
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