Sarebbe stata la “protezione” e la compiacenza dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti a facilitare quel fiumi di rimborsi illeciti che per sette anni sono andati a finire nelle tasche di Claudio La Camera, presidente dell’associazione antimafia Museo della Ndrangheta. E’ questo il nuovo colpo di scena dell’inchiesta Rimborsopoli Antimafia condotta dalla Procura di Reggio Calabria. A fare in modo che La Camera ricevesse negli anni 856mila euro, di cui circa 800 mila erogati in modo illecito, era l’amicizia con Scopelliti, tanto che dalla carte emerge che quando le domande alla Camera da parte degli uffici sui controlli si facevano più insistenti, questi tirava in ballo il governatore, mettendo tutti a tacere.
Nell’inchiesta è finita tutta la vecchia giunta Scopelliti, assieme a tre dirigenti regionali, ma anche nove provinciali le cui firme la Guardia di Finanza ha trovato sugli atti che autorizzavano finanziamenti usati in modo arbitrario.
E La Camera, ex presidente dell’associazione “Antigone-Museo della ‘ndrangheta” e consulente dell’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, avrebbe lucrato anche sull’impianto di videosorveglianza del Museo, costato 120mila euro, ma che al collaudo, secondo Il Fatto Quotidiano, fu stimato appena 30mila euro. Per La Camera, che con i fondi acquisiti illecitamente, avrebbe fatto viaggi, acquistato pinze per bucato, cibo per animali e perfino un pollo di gomma per cani, l’accusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato, falsità ideologica e appropriazione indebita.