«L'improcedibilità nella riforma Cartabia è aberrante, una ghigliottina per i processi». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso di un incontro con gli studenti delle scuole superiori di Crotone per la presentazione del libro "Complici e colpevoli", di cui è autore insieme ad Antonio Nicaso.

«Alcune riforme - ha detto - lasciano basito. L'Europa ha detto di velocizzare i processi, ma questa riforma è aberrante. Choccante sul piano della dottrina è l'improcedibilità per i tempi imposti. La riforma Cartabia dice che l'appello va fatto entro due anni ed in Cassazione il processo deciso in un anno. In questo modo il 50 per cento dei processi non si conclude, viene ghigliottinato. Siamo preoccupati e smarriti. L'improcedibilità fa si che il processo deciso in primo grado poi si butta ad ortiche».

Per Gratteri il problema non sono i processi di mafia che sono stato esclusi dalla norma ma quelli che riguardano reati di droga e sessuali: «Il processo di mafia, avendo detenuti, ha priorità e in due anni finisce. Perché, però, in questo elenco di esclusione non sono stati inseriti i reati della pubblica amministrazione, ambientali o di incidenti su lavoro. Processi senza detenuti che non andranno mai in appello e non daranno giustizia».

«Se sono queste le intenzioni del governo - ha detto Gratteri - mi indigno. E parlo. A me non interessa che quello che dico può disturbare il manovratore. Mi sentirei sporco dentro. Che dignità avrei se non parlassi per convenienza perché aspiro ad un posto in magistratura. Mi dispiace di certa gente che ha più potere di me e sta zitta per convenienza».

Gratteri ha contestato anche la parte della riforma che riguarda le conferenze stampa dei magistrati. «Questa norma - ha detto - non è contro di me, io le conferenze le ho fatte e le farò perché a me interessa spiegare la professionalità ed i sacrifici delle forze ordine ed incoraggiare la gente a denunciare. Io non ho problemi di farmi conoscere, io potrei stare ogni sera in tv a parlare. Ma dico no perché devo lavorare. Quando mi vedete in tv sono in ferie».