VIDEO | Il procuratore di Cosenza Spagnuolo critico con la politica: «Non c'è una legislazione regionale che disciplini la depurazione delle acque»
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L'accertamento del reato e la punizione dei responsabili è soltanto uno degli ambiti di intervento rispetto al grave inquinamento ambientale determinato dallo sversamento nel Mucone di ingenti quantitativi di sostanze tossiche non trattate provenienti dagli stabilimenti industriali di mezza Italia.
Preoccupazione per gli effetti sulla salute pubblica
L'operazione Arsenico congiuntamente condotta dalla Procura di Cosenza, dai carabinieri e dal gruppo forestale, ha consentito di interrompere lo scempio causato dai vertici aziendali e dai dipendenti della Consuleco, con il sistema del bypass costruito per risparmiare sui costi della depurazione effettuata nello stabilimento di Bisignano. Ma non sono ancora definiti gli effetti che tale illecito sistema ha causato nei terreni circostanti, molti destinati alla produzione ortofrutticola, ed alla salute pubblica.
Le carenze normative
«In Calabria manca una legge regionale sulla depurazione - ha denunciato il procuratore capo Mario Spagnuolo in conferenza stampa - Un problema riscontrato anche quando alla guida della Procura di Vibo Valentia sequestrai l'invaso dell'Alaco e, più recentemente, in occasione dell'operazione Cloaca Maxima. Qui siamo di fronte ad un fenomeno ancora più inquietante - ha sottolineato - Parliamo del mancato trattamento di rifiuti industriali provenienti da strutture di rilevanza nazionale».
Appello al nuovo governo regionale
«Mi auguro che finalmente il nuovo governo regionale - ha detto ancora il magistrato - affronti il tema della disciplina delle acque e della depurazione. Purtroppo non siamo stati in grado di valutare gli effetti delle attività illecite condotte dalla Consuleco poiché la Regione è sprovvista di un registro tumori. Non vi è neppure una ricerca epidemiologica specifica e pubblica. L'unica statistica disponibile emerge da una ricerca parziale condotta da Cnr e 'Università della Calabria del novembre 2018 secondo la quale vi è una maggiore intensità dell'indice di patologie oncologiche concentrata proprio nella Valle del Crati, in un raggio di 40 chilometri».
Le indagini proseguono
La Procura aveva chiesto al Gip l'applicazione degli arresti domiciliari per l'amministratore ed il direttore della Consuleco, Vincenzo e Nicodemo Morise, padre e figlio. Ma il Giudice per le Indagini Preliminari, Piero Santese, ha optato per la misura meno afflittiva dell'obbligo di dimora nel luogo di residenza, Cirò Marina, ritenuta sufficiente insieme al sequestro dell'impianto, ad interrompere l'attività criminale. Adesso però gli inquirenti vogliono capire se vi sono anche irregolarità nei rapporti contrattuali tra la Consuleco e le industrie che allo stabilimento si rivolgevano per smaltire i loro scarti.