È nel giugno del 2018 che un cittadino si accorge di movimenti sospetti di camion nelle campagne lametine e denuncia. È da qui che hanno preso avvio le indagini condotte dalla squadra mobile di Catanzaro e dal commissariato di polizia di Lamezia Terme sotto il coordinamento delle due Procure e che questa mattina hanno portato all'esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di venti persone accusate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale.

 

«Nel lametino sono stati sversati prodotti ospedalieri - ha chiarito il capo della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri -. Questo ci preoccupa molto perchè i rifiuti sono stati interrati in aree prossime ad abitazioni e colture». Medicinali scaduti provenienti da ospedali campani, ma i rifiuti interrati in due distinti siti di Lamezia Terme provenivano da tutta Italia attraverso un sistema ben oleato gestito da due società, la Eco.Loda con sede a Gizzeria e la Crm con sede a Dozza nella provincia di Bologna, attraverso un intermediario, vero punto di raccordo tra le imprese che avevano necessità di smaltire rifiuti e chi nei fatti svolgeva il servizio ma in maniera illecita interrandoli in cave o in buche scavate di notte con l'ausilio di mezzi meccanici.

 

In particolare Maurizio Bova e Angelo Romanello controllavano il sistema di trasporto e smaltimento che aveva il suo terminale in località Bagni e in località San Sidero a Lamezia Terme. I rifiuti erano formalmente destinati a siti del Nord Italia. «Certamente non un'attività estemporanea - ha spiegato il procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio - abilmente mascherata attraverso la formale e lecita attività di tre società che poi in realtà erano dedite a questo genere di traffici illeciti».

Trecento tonnellate circa i rifiuti interrati a Lamezia Terme per un giro d'affari di centinaia di migliaia d'euro: «Lo scopo è essenzialmente di lucro - ha precisato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla -. Oltre ad acquisire gli importi corrisposti dalle imprese che avevano necessità di smaltirli le aziende che organizzavano questo servizio con queste modalità illecite determinavano un risparmio nei costi di produzione estramente alto e costituivano entrambi questi due profili lo scopo lucrativo».

 

Luana Costa