È un'emergenza nera e apparentemente senza soluzione quella dei rifiuti in Calabria. Otto mesi non sono stati, infatti, sufficienti neppure a puntellare un sistema che periodicamente si avvia al collasso. Dalla prima ordinanza contingibile e urgente emanata dall'ex governatrice, Jole Santelli, il panorama regionale è rimasto pressoché immutato. Quattro le discariche che avrebbero dovuto vedere la luce nel giro di pochi mesi per rivitalizzare la rete pubblica nel tempo rattrappita dall'eccessivo ricorso a discariche private. 

Fuori i privati (calabresi)

E se l'obiettivo di estromettere le società private (calabresi) dalla gestione dei rifiuti è stato centrato in pieno, non altrettanto si può dire per la riattivazione delle discariche pubbliche, ancora ben lontano dall'essere pienamente raggiunto. Era maggio quando l'ex presidente della Regione decise di riprendere in mano le redini di un settore dilaniato ordinando l'immediata riapertura di quattro discaricheCassano allo Ionio, Melicuccà, Castrovillari e Lamezia Terme che, secondo una prima valutazione, presentavano un percorso amministrativo più agile.  

Lamezia, discarica di servizio

Nei fatti, solo due quelle che effettivamente hanno riaperto le porte agli impianti di trattamento regionali accettando i rifiuti prodotti dai calabresi: Cassano allo Ionio e Lamezia Terme. Quest'ultima, in particolare, ha riaperto i battenti dopo il dissequestro e il completamento dei lavori di una delle vasche per un volume pari a circa 30mila tonnellate. La saturazione della discarica - che secondo l'Ato Catanzaro avrebbe dovuto servire solo i comuni della provincia - era prevista per aprile 2021, ma secondo alcune recenti stime i volumi di abbanco si eroderanno ben prima.

Conti alla mano

Lamezia Terme, infatti, oltre a ricevere i rifiuti provenienti dai comuni della provincia di Catanzaro, ne accoglie anche da fuori provincia: da Crotone e Reggio Calabria. Ogni giorno la discarica lametina assorbe circa 250 tonnellate dagli impianti di trattamento di Catanzaro Alli e San Pietro Lametino e ulteriori 150 tonnellate tra Crotone (60 tonnellate al giorno) e Reggio Calabria (90 tonnellate al giorno). Nel conteggio del quotidiano conferimento ci finiscono però anche gli scarti ammassati negli anni precedenti e le ecoballe accantonate negli ultimi mesi, quando la gran parte dei rifiuti calabresi espatriavano fuori dalla Calabria. 

Verso la saturazione

A questi ritmi la discarica potrebbe saturarsi ben prima della data designata, secondo una stima prudenziale anche alla fine di febbraio. Ma a ricevere il testimone questa volta potrebbe anche non esserci alcun impianto. La discarica di Melicuccà era quella su cui si puntava tutto fin dall'inizio, con una capacità di abbanco (90mila metri cubi) tra le più ampie di quelle attualmente disponibili in Calabria è ancora però solo sulla carta. I lavori non sono stati completati e a complicare il quadro già abbastanza controverso l'Ato Reggio Calabria è in procinto di rescindere il contratto alla ditta aggiudicatrice dell'appalto aprendo le porte ad un contenzioso amministrativo.

Differenziata, questa sconosciuta

Ma a braccetto della debacle della riapertura delle discariche pubbliche, cammina un rischio ben più alto: quello di mandare a monte il progetto ordito dalla Regione e denominato "discariche zero". Più volte sul punto si è espresso l'assessore all'Ambiente, Sergio De Caprio, convinto della necessità di riaprire le discariche pubbliche solo per un breve lasso di tempo e per guadare l'emergenza. Ma con la raccolta differenziata ai minimi storici la pratica del conferimento dei rifiuti in discarica non potrà essere abbandonata con tanta facilità. Al 31 dicembre quando si sarebbe dovuta raggiungere la soglia del 65% della raccolta differenziata, la Calabria resta ancora ferma, infatti, ad un timido 45%.