È una sentenza durissima quella emessa dal gup di Reggio Calabria, Antonio Scortecci, per gli imputati del processo "Rifiuti 2" che ha messo in luce le mire del clan Alampi sul ciclo dei rifiuti a Reggio Calabria, già accertate con il primo filone dell'inchiesta. Regge benissimo, dunque, la tesi della Dda guidata da Federico Cafiero de Raho.


Spiccano le condanne a 8 anni di reclusione ciascuno per gli avvocati Giulia Dieni e Giuseppe Putortì, i quali secondo l'accusa avrebbero svolto il ruolo di postini fra i soggetti appartenenti al clan in regime di detenzione in carcere e quelli rimasti fuori in stato di libertà, favorendo così la conservazione del potere della cosca. Per entrambi i legali, infatti, il pm Giuseppe Lombardo aveva formulato un'accusa di associazione mafiosa piena. Ipotesi ritenuta fondata dal gup che ha anche disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale. Medesima condanna anche per l'amministratore giudiziario Rosario Giovanni Spinella che, in teoria, avrebbe dovuto bonificare le aziende lui affidate dalla presenza di soggetti appartenenti agli Alampi. È andata peggio a Lauro Mamone, amministratore dell'impresa e ritenuto personaggio di fiducia del boss Alampi. Nei suoi confronti il giudice ha risposto una condanna a 11 anni e 15 giorni di reclusione.


Particolarmente dure anche le condanne inflitte agli appartenenti alla famiglia Alampi: 17 anni, 2 mesi e 15 giorni di detenzione per Matteo Alampi, in continuazione con la sentenza emessa il 7 febbraio 2010. Alampi viene ritenuto la mente di tutto il meccanismo che ha portato la cosca ad avere il controllo sullo smaltimento dei rifiuti a Reggio Calabria. Dieci anni sono stati inflitti a Giovanni Alampi, anch'egli in continuazione con una precedente sentenza. Dieci anni e due mesi per Domenico Alati, 8 anni e 8 mesi ciascuno per Matteo Palumbo, Paolo Siclari, Maria Giovanna Siclari e Antonio Quattrone. Otto anni di prigione inflitti a Carmela Alampi. È andata meglio a Laura Cutrupi e Carmela Barreca, per le quali è stata disposta una condanna a un anno e quattro mesi, con sospensione della pena.
Assolti da tutte le accuse Ivo Nucera e Andrea Itri.


Sono state quasi interamente accolte, dunque, le richieste che il pm Lombardo aveva fatto in sede di requisitoria. Le motivazioni sono attese fra 90 giorni.

 

Consolato Minniti