Utilizza la canzone "Le mie mani" di Nek per arrivare ai giovani nel primo giorno di scuola. Per augurare loro un buon inizio ma soprattutto per sottolineare che la scuola «dovrà servire per aprire le porte sulle verità». Il vescovo di Cassano allo Jonio, monsignor Francesco Savino, sottolinea il valore della «mani appendici del nostro corpo che sanciscono i primi contatti con il mondo, fin da quando siamo bambini». Proprio le mani - dice il presule - «ci insegnano ad afferrare, a possedere, ad indicare, a giudicare, ad accarezzare i volti, a scrivere, a sorreggere, a trattenere». Da questo, introduce l'esortazione di don Milani che afferma di cercare di non tenere le mani pulite in tasca, per timore di sporcarle, adesso è arrivato il momento di occuparle. «Nelle linee delle mani, respira l’eredità del sacrificio, della meraviglia: cinque punti cardinali che risuonano di una potenza inaudita perché sanno comunicare qualcosa».

 

La scuola aiuti a sviluppare il senso della verità

«Il mondo che oggi vi viene consegnato, miei cari giovani, non lo avevate immaginato così, non lo avevate sognato così, forse non lo avreste voluto così. Eppure, poiché non ci è dato di sovvertire l’ordine degli eventi, siete chiamati a viverlo per ciò che è, con un compito greve e meraviglioso: sviluppare, come dice Papa Francesco, il senso del vero. La scuola, il più grande contenitore e livellatore di diseguaglianze, dovrà servirvi a questo, ad aprire la porta sulla verità, ad imparare ad imparare, per come diceva sempre Don Milani. E a voi, cari insegnanti, permettetemi di ricordare che nell’incontro con la diversità si gioca l’oggetto vero della formazione, l’amore per la ricerca, la responsabilità che avete voi nella trasmissione dell’amore per lo studio, nell’ispirazione al sapere, che non resti mero nozionismo, ma continuo stimolo a porsi domande».

 

In questa società ma soprattutto nelle comunità della diocesi c'è bisogno di «ricercatori di verità. Ha bisogno di occhi vispi e curiosi che si muovano sui meridiani del mondo e che siano affascinati dalla cultura, che sappiano ascoltare il doppio, che riescano ad aprire la mente ed il cuore al convivio della differenza, che siano pieni di passione per la scoperta e mai schiavi dell’ignoranza».

 

Inclusione, rispetto della diversità e collaborazione 

Ai giovani che ritornano tra i banchi di scuola da oggi e nei prossimi giorni, secondo le disposizioni territoriali dei sindaci, il pastore della chiesa cassanese chiede di imparare i tre linguaggi che ci ha indicato il nostro Papa: quello della mente, quello del cuore e quello delle mani. «Imparate ad usarli insieme, a districarvi tra contenuti, abitudini e valori, sarà questo il senso vero della crescita. Cercate di abbandonare le tastiere dei cellulari e ricominciate a toccare le corde dell’anima, degli strumenti musicali, del flatus vocis, delle anime che vi camminano di fianco. Siate contribuenti di amore, di fede, di esempio, portatori di verità nobili e lottate contro il bullismo e le disuguaglianze».

 

La scuola sia fucina di «inclusione» e «rispetto della diversità» e spazio di «collaborazione». Ed agli insegnanti ricorda il compito di «traghettare verso lidi nuovi e belli, le anime di questi giovani che oggi traducono lo smarrimento della società. Avete la fortuna di essere l’esempio, la bilancia della diversità, i maieutici della cultura, dell’amore, dei sogni ed anche del senso di smarrimento di questa gioventù fragile come polvere di gesso, ma come il gesso, capace di scrivere sulle lavagne della vita, parole di cambiamento, di speranza, di amore e rispetto. Rendete gli specchi interiori dei vostri ragazzi delle finestre aperte sul mondo, fate entrare l’aria del cambiamento e della consapevolezza, soffiate la libertà della cultura ed il vento della volontà di riscatto».

 

Concludendo il suo messaggio per giovani ed insegnanti ha affidato loro l'augurio che questo nuovo anno «inizi con entusiasmo e passione, che tappezziate le pareti delle vostre aule di domande e di “I care”, di tutto ciò che vi sta a cuore». «Le mani - citando Nek - le mie mani tu potrai trovarle qui quando piangi, quando ridi stringeranno forte e ti diranno sì».