Dopo una giornata di polemiche infuocate una nota del ministero dell’Interno ha richiamato la procedura che viene seguita quando si chiude un progetto Sprar
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Dopo una giornata di polemiche infuocate sul trasferimento dei migranti da Riace, il ministero dell’Interno ha diramato una nota nella quale precisa che «a Riace non ci sarà alcun trasferimento obbligatorio». «I migranti – si legge nel comunicato - si muoveranno solo su base volontaria. È questo il meccanismo che scatta quando un progetto Sprar deve chiudere, perché finisce oppure perché viene revocato dal Viminale. Quando accade – sostiene il ministero dell’Interno - i migranti hanno due opzioni: restare dove sono (e non beneficiare più del sistema di accoglienza), oppure possono andare in altri progetti Sprar nelle vicinanze, naturalmente sulla base delle disponibilità. La proposta di nuova destinazione viene formalizzata dagli operatori del progetto. Ciò non toglie che gli enti territoriali come Comune o Regione possono avviare altri interventi di assistenza. Il Comune di Riace ha 60 giorni di tempo per fornire la documentazione finanziaria sui migranti che beneficiavano dell'accoglienza, sia che queste persone decidano di essere trasferite sia che restino nel comune calabrese».
Numerose le reazioni che si sono susseguite prima della precisazione. Dall’associazione nazionale dei partigiani d’Italia (Anpi), che ha parlato del trasferimento dei migranti come di un «atto di violenza e vendetta», al leader nazionale della Cgil, Susanna Camusso, che ha definito il provvedimento «un atto disumano». Numerosi anche gli appelli ai Cinquestelle, sollecitati soprattutto dal Pd affinché prendano posizione sulla questione.