Preoccupato per la figlia che faceva uso di droghe, l'uomo si è rivolto alle forze dell'ordine che hanno subito avviato le indagini. Il magistrato: «Inchiesta impossibile senza le intercettazioni»
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«Il traffico degli stupefacenti ha stravolto il sistema della criminalità. Sono un volano di guadagno impressionante e la criminalità preferisce muoversi su questo terreno rispetto ad altri che espongono a più rischi». A dirlo il procuratore della Repubblica di Palmi Emanuele Crescenti in merito all'operazione "Perseverant" che stamattina ha portato al blitz dei carabinieri con 18 arresti di cui 9 in carcere e 9 ai domiciliari; un'inchiesta nata dalla denuncia del padre di una ragazza che faceva uso di droghe. Il magistrato ha ribadito anche che «resta alta l'attenzione sui fenomeni di droga. Qui siamo in una situazione che è borderline con la criminalità organizzata il cui affare principale è quello della droga. Siamo riusciti a lavorare - ha aggiunto - su quelli che sono gli aspetti limitrofi, sulla territorialità spicciola delle singole operazioni di spaccio».
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Per il procuratore questo fenomeno non è isolato, anzi «riguarda il nord Italia e tutto il mondo. È una diffusione trasversale che riguarda tutti e tutte le età e diversi ambienti. È un problema di verifiche anche a livello politico. Bisogna assolutamente lavorare sulla prevenzione. I problemi di criminalità si risolvono sul piano sociale con l’educazione alla legalità». Per Crescenti non vi sono dubbi e ha la certezza che la criminalità non la combatte la magistratura ma serve una collaborazione della società. «Un segnale importante lo abbiamo avuto in questa operazione con un genitore che chiede aiuto e si rivolge alle forze dell’ordine per denunciare. Ed è fondamentale lavorare sui giovani per far comprendere che la criminalità è un baratro non una scorciatoia».
«È stata importante la collaborazione dei cittadini dimostrata dall'intervento del padre di una ragazza che per ragioni umane ha ritenuto di doversi rivolgere alle istituzioni. Questo ci fa ben sperare in una svolta per la Calabria. Solo attraverso l'emersione, anche con denunce spicciole di fatti familiari, riusciamo a poter garantire un presidio di legalità e un controllo del territorio», ha detto il magistrato.
Nel corso dell'inchiesta, i carabinieri hanno scoperto una piantagione di marijuana nascosta in un bunker occultato 3 metri sotto terra. «Il modus operandi non è innovativo. La peculiarità è che si cercava di evitare i controlli anti Covid e si affinava la consegna a domicilio».
La Piana di Gioia Tauro è senza dubbio sotto la lente della Dda di Reggio Calabria e la Procura Palmi che in piena sinergia hanno «attenzione massima sul porto, snodo fondamentale per l’ingresso delle sostanze stupefacenti. Le due Procure lavorano in ampia sinergia e piena convergenza di obiettivi con interventi mirati. La Calabria - ha detto Crescenti - è terra dove non soltanto arriva e si smercia la droga ma dove si ci si preoccupa anche di coltivarla. C'è un'attività anche di formazione. Non sono rare le indagini in cui scopriamo la coltivazione di marijuana e la creazione dello stupefacente con tecniche spesso raffinate». Se la denuncia del padre di una ragazza ha dato il via alle indagini, queste non sarebbero state possibili senza le intercettazioni. Proprio per questo, il procuratore di Palmi ne ribadisce l'importanza: «Dismetterle o anche soltanto limitarle nella ricerca della prova, significa fare un passo indietro di anni, di decenni. Sono strumentazioni tecniche altamente valide. Senza le intercettazioni sarebbe stata impossibile un'inchiesta di questo tipo. Sarebbe stata molto più limitata, più costosa e probabilmente anche meno garantista per le persone indagate».
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E il procuratore ha confermato l’importanza dello strumento delle intercettazioni che, anche in questo caso, hanno fatto emergere anche altri reati come quelli relativi ai maltrattamenti in famiglia. «Le intercettazioni sono fondamentali se si vuole lavorare altrimenti si cercano altre strade».