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Hanno patito la fame, la sete e gli imprevisti che si possono immaginare in una traversata così difficile. 1600 disperati del mare, che fanno i conti con la fortuna di essere comunque arrivati nel porto di Vibo, e la paura che si vede ancora nei loro occhi.
Una traversata drammatica, durata diversi giorni, fino a quando il rimorchiatore “Asso ventinove” non li ha intercettati e tratti in salvo. Il Mediterraneo si conferma mare di morte, e il porto di Vibo Valentia diventa in queste ore la solita stazione pietosa dei soccorsi. C’è infatti anche il cadavere di un ragazzo di 16 anni a bordo del natante battente bandiera italiana, ormeggiato poco prima delle 13 nel porto calabrese. Il giovane, secondo i primi rilievi, sarebbe morto a causa degli stenti patiti sul barcone con cui aveva tentato il viaggio della speranza. Numeri straordinari per una macchina organizzativa che anche questa volta ha dato prova di efficienza. Nelle operazioni sono impegnate oltre 500 persone fra forze dell’ordine, medici e volontari. Tra gli sbarcati 149 donne, 15 delle quali in stato di gravidanza e 38 bambini accompagnati.
La Prefettura di Vibo Valentia ha fatto allestire tre capannoni nell'area industriale di Porto Salvo dove i migranti sono stati trasferiti in attesa di essere identificati. I minorenni non accompagnati, 300 circa, resteranno nel Vibonese, gli altri verranno dislocati in diverse regioni d’Italia secondo il piano predisposto dal Ministero dell’Interno. Tante vite, tante storie, come quella di Nura, 20 anni, marocchina, era a bordo del rimorchiatore con la madre e il padre, oppositore del re, in fuga dal suo Paese.
Cristina Iannuzzi