Dottori, infermieri e oss accusano: «Non si può avere a che fare da un giorno all’altro con pazienti così delicati e bisognosi di cure»
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Reparto Covid sì, ma a discapito del personale già operativo nei reparti che si sta ritrovando da un giorno all’altro con ordini di servizio che ne decretano il trasferimento. Tra i corridoi silenziosi e quasi spettrali del Giovanni Paolo II c’è fermento.
Il Coronavirus dopo avere toccato a macchia di leopardo tutti i reparti contagiando medici, operatori sanitari e infermieri, rischia ora di mettere a soqquadro anche gli equilibri interni relativi alla distribuzione del personale. Personale carente da tempo e spesso costretto a doppi turni e orari massacranti per garantire l’operatività dei servizi.
«Ecco perché il giubilo e la soddisfazione della politica per l’apertura del nuovo reparto, lascia perplessi. Aprire sì ma non in fretta e furia e con criterio» si sfogano. C’è chi già da domani mattina sarà operativo nel nuovo “reparto”, l’ex obi, senza avere mai intubato un paziente e senza avere la minima idea di come indossare e togliere la tuta protettiva. Sembra nulla, ma è essenziale perché proprio questa può farsi tramite del virus.
«Abbiamo tutti iniziato affiancati dal personale più anziano fino ad acquisire competenze ed autonomia - ci raccontano - Come si può pensare di non fare questo in un reparto così delicato come quello dedicato alla cura dei pazienti positivi al Covid? Non si tratta di procedure da prassi ma di tecniche specifiche, anche solo per potere girare i pazienti».
Dovrebbero arrivare anche infermieri e medici “di primo pelo”, ma questo, ovviamente, non li fa sentire più sicuri. «Si rischia di cadere dalla padella alla brace e che, addirittura, ci siano più contagi». Sembrerebbe, insomma, che l’apertura del reparto Covid a Lamezia, caldeggiata da mesi e diventata realtà nel giro di poco, possa essere un contentino. Un modo per rispondere a chi ha tirato per la giacchetta autorità sanitarie e politiche. «Non si fa così – si sfoga ancora un lavoratore - abbiamo anche noi famiglie, non possiamo rischiare e non vogliamo fare rischiare i pazienti. Né si può togliere personale a reparti già scarni».