In materia di appalti nella P.A. può succedere di tutto, a Rende in provincia di Cosenza, per esempio, nel 2015 è stato affidato con una gara la concessione delle attività di accertamento dell’evasione fiscale e di riscossione coattiva delle entrate comunali (I.C.I.- I.M.U.- T.A.S.I.- TASSA RIFIUTI- ENTRATE PATRIMONIALI- I.C.P.- D.P.A.- T.O.S.A.P.- SANZIONI AMMINISTRATIVE). Il servizio è stato aggiudicato alla Maggioli S.p.A. A guardare le procedure messe in atto durante l’espletamento della gara, alcune cose ci appaiono discutibili  per certi aspetti “magiche”, per la facilità con la quale, sono state  aggirate alcune norme che regolano gli appalti pubblici e sono state eluse alcune direttive dell’Autorità Anticorruzione Nazionale. A gestire il procedimento è un potente dirigente di quel Comune il dottor. Antonio Infantino. La Maggioli, invece, è una società per azioni, un colosso che si occupa di gestione delle entrate nella pubblica amministrazione fin dal 1905, così almeno recita lo slogan che campeggia sul sito istituzionale della società, 30 filiali sparse in Italia e all’estero, 140 mila clienti e 1500 collaboratori, numeri pesanti, la stessa, da diversi lustri, è leader del settore anche in  Calabria.

 

Insomma una società ben radicata in Regione e con conoscenze potenti. E tuttavia nonostante questo background, nel comune di Rende, la Maggioli,  già concessionaria, del “servizio di concessione della durata di cinque anni del recupero evasione della tassa rifiuti solidi urbani, dell’imposta comunale sugli immobili, della tassa occupazione spazi ed aree pubbliche permanente”, quasi al termine del mandato, riceve dal Comune di Rende qualche contestazione in merito al servizio espletato. Le contestazioni sono a firma del nuovo dirigente generale del servizio in questione, il dott. Antonio Infantino, ex deus machina del nuovo Sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna. Le contestazioni non sono affatto peregrine e vertono sostanzialmente sul mancato obiettivo di recupero di evasione dal 2010 al 2014. Si parla di cifre importanti. Contro un obiettivo di riscossione per tutti i cinque anni da contratto di euro 24.722.262,31 se ne realizzano solo 7.773.975,88. Insomma si toppa per oltre 17 milioni di euro.  Alle contestazioni del dirigente generale, la Maggioli S.p.A. risponde con alcune obiezioni scaricando le responsabilità sul Comune di Rende, la missiva però, conferma che la Maggioli non avrebbe  rispettato i termini del contratto d’appalto.

 

Sarebbe bastato solo questo affinché in base alla normativa sugli appalti, la Maggioli venisse esclusa dalla nuova gara. E d’altronde le contestazioni avrebbero dovuto essere propedeutiche a ciò. La vicenda, invece, assume un’altra piega. Tra Antonio Infantino, potente dirigente dell’era Manna al comune di Rende e la Maggioli, tutto d’un tratto scoppia la pace.  Partono le procedure della nuova gara e, colpo di scena, sembrano costruite su misura per riaffidare l’appalto alla Maggioli SpA. Il primo criterio che da all’occhio è contenuto al punto C del disciplinare di gara in relazione alle certificazione richieste per la partecipazione.  La chiave  è tutta contenuta nella richiesta della certificazione UNI CEI ISO/ IEC27001:2014,  con questo numero, esattamente un codice, all’apparenza insignificante, in realtà viene in sostanza consegnato l’appalto alla Maggioli SpA.  I titolari di quel codice, infatti,  sono solo un paio in tutta Italia. L’unica azienda che partecipa alla gara, un’azienda di Torino, viene esclusa proprio  perché non in possesso di quel codice. Per la Maggioli che, in conseguenza delle contestazioni sollevate dallo stesso Infantino,  non avrebbe dovuto nemmeno partecipare alla gara, dunque, si apre un’autostrada. E non è finita qui.  Il capolavoro è contenuto all’articolo 22 del capitolato d’oneri, ovvero, le penali da applicare nel caso di inadempimento da parte dell’azienda aggiudicataria. La norma recita testualmente così: In caso di inadempimento da parte del concessionario degli obblighi stabiliti dal presente capitolato, l’amministrazione comunale applica una penale, a seconda della gravità della disposizione violata, che non potrà superare comunque la somma di euro 2.500. Insomma, rispetto ad una gara che vale milioni di euro le penali non possono superare la somma di poche centinaia di euro. Quasi quasi sarebbe molto più conveniente essere inadempienti, considerato la somma irrisoria che si andrebbe a pagare.

!banner!

E infine l’ultima anomalia: qualcosa non quadra nemmeno sui servizi che vengono affidati alla Maggioli SpA. Infatti, mentre nel bando l’oggetto è chiaro, ovvero, “servizio di concessione della durata di cinque anni del recupero evasione della tassa rifiuti solidi urbani, dell’imposta comunale sugli immobili, della tassa occupazione spazi ed aree pubbliche permanente”, spulciando tra le norme e i commi del capitolato speciale d’appalto in un sotto comma denominato Impianti destinati alle Pubbliche Affissioni scopriamo, invece,  che di fatto alla Maggioli vengono affidati anche la gestione degli impianti relativi alle pubbliche affissioni, servizio che dovrebbe essere affidato con altra gara. Una procedura dubbia, considerato che, il bando, ha per oggetto tutt’altra materia. Un po’ come bandire i servizi della mensa scolastica e poi all’azienda aggiudicatrice, in sede di capitolato speciale, viene assegnato anche il servizio per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. E che la cosa sia una forzatura lo si comprende leggendo  la deliberazione del consiglio comunale n.55 del 29 settembre 2015, delibera nella quale si elencano i servizi da appaltare su proposta dello stesso dirigente Antonio Infantino, e non c’è traccia della gestione degli spazi pubblicitari. Evidenti alchimie della burocrazia comunale di Rende e di qualche magico dirigente.

 

A prendere atto e raccontare queste storie, ci viene in mente l’affermazione non di un editorialista qualsiasi e, nemmeno la retorica sterile del solito politico da conferenza, no, niente di tutto ciò, ci viene alla memoria l’affermazione del più noto Magistrato del momento:  il Procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, il quale in una dura presa di posizione di due anni or sono, esattamente luglio 2016, affermò: «Prima ancora della politica e della ‘ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione. Ci sono direttori generali che da vent’anni sono nello stesso posto, e da incensurati gestiscono la cosa pubblica con metodo mafioso. Una politica debole che non ha la forza e la preparazione tecnico-giuridica per affrontare il problema della gestione dei quadri. Per amministrare la cosa pubblica basterebbe un po’ di buon senso, ma la parte procedurale dei meccanismi di appalto è governata da un centro di potere che è lì da sempre».  Da allora, ovviamente, nulla è cambiato per invertire la rotta, né sul piano giudiziario né sul piano politico. E noi siamo qua a raccontare le solite cose, i soliti scandali, la solita protervia della burocrazia, spesso, soffocati dall’oblio.  

Pa.Mo.

 

Leggi anche: Rende, De Franco: «Infantino impreparato e sciatto. Andrebbe licenziato in tronco»