Continua l’opera della Flai-Cgil in favore dei migranti che vivono nei ghetti della Piana di Gioia Tauro. Un impegno che non è venuto meno neanche durante il lockdown, quando i sindacalisti hanno battuto il territorio per garantire, in un momento in cui il lavoro nei campi si era fermato, dispositivi di protezione individuale, cibo e soprattutto per informare i braccianti sulle procedure di regolarizzazione.

 

Sindacato di strada

Nelle ultime settimane, il lavoro del sindacato è coinciso con il ramadan, il mese sacro per i mussulmani. Ciò ha comportato che la distribuzione si è concentrata soprattutto nelle ore serali, quelle in cui i braccianti di fede mussulmana potevano mangiare dopo la giornata di digiuno. Il furgoncino della Flai ha fatto la spola tra la tendopoli dell’area industriale di San Ferdinando, contrada Russo di Taurianova, il campo di Testa dell’Acqua di Rosarno e la frazione Drosi di Rizziconi, punti dove si concentra la maggior parte dei braccianti nella Piana di Gioia Tauro.

 

 

Cibo e protezione 

«Le ultime uscite che abbiamo fatto per la distribuzione – ha spiegato Rocco Borgese, segretario generale della Flia-Cgil Gioia Tauro – sono state particolari perché sono coincise con il ramadan. Con l’unità  mobile della Flai ci siamo voluti fare carico di distribuire viveri e dispositivi di sicurezza individuali, mascherine e gel disinfettante, anche nei campi più sperduti, non formali. Abbiamo portato 600 litri di latte, 100 chili di banane, 10 chili di dolcetti, pane, 2500 mascherine e 1500 igienizzanti. In ogni campo, però, non ci siamo limitati alla distribuzione, ma abbiamo  cercato anche di seguire con attenzione le procedure della regolarizzazione in atto, spiegando ai tantissimi braccianti privi di permesso di soggiorno, cosa la legge dice».

 

In questo lavoro è stato fondamentale, così come in passato, il ruolo di mediazione umana e linguistica di Mohamed Dumbia e Jacob Atta, pilastri su cui si poggia la  Flai-Cgil di Gioia Tauro nei rapporti con i migranti, in qualità di referenti  esclusivi dei lavoratori africani.

 

Regolarizzazione, caporali e faccendieri

«Stiamo ricordando ai ragazzi – ha aggiunto Borgese - di stare molto attenti su ciò che si dice in questi giorni, poiché stiamo riscontrando, come accade spesso in questi casi, che faccendieri di qualsiasi tipo vengono a galla per proporre soluzioni del tutto anomale cercando, peggio dei caporali, di sfruttare il loro stato di bisogno. Si attende la pubblicazione in gazzetta ufficiale del provvedimento e la nostra più grande preoccupazione è  solo (come del resto dei compagni Flai di tutti i territori nazionali) che non si cerchi di apportare modifiche in senso peggiorativo al testo. Bisogna renderla ufficiale il prima possibile, perché  si tratta di una grande manovra che vedrà  la risoluzione di un problema molto grave».