Società e quote sociali detenute in 18 realtà imprenditoriali, di cui una in Florida negli Stati Uniti, una ditta individuale, 10 veicoli, 337 fabbricati, 23 terreni e rapporti finanziari per per un valore complessivamente stimato di circa 45 milioni di euro.

Sono i numeri dell’imponente sequestro di beni eseguito nei confronti dei due fratelli Francesco e Demetrio Berna, imprenditori attivi nel settore dell’edilizia ed intermediazione immobiliare, molto noti in Calabria avendo Francesco ricoperto il ruolo di presidente Ance regionale e Demetrio la carica di consigliere al comune di Reggio Calabria.

L’operazione di sequestro finalizzato alla confisca, emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Reggio Calabria, su proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri e dal Questore Bruno Megale è stata eseguita dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, il Servizio Centrale Anticrimine e la Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria ed ha interessato le province di Reggio Calabria, Messina, Milano, Bari.

Messina: «In tre anni sequestrati alla ‘ndrangheta 670 milioni di beni»

A dare i dettagli dell’operazione in Questura c’erano il Direttore Centrale Anticrimine, il Prefetto Francesco Messina, il Questore Bruno Megale, il Direttore del Servizio Centrale Anticrimine Giuseppe Linares e Rosa Alba Stramandino, dirigente della divisione Anticrimine.

Per Messina l’operazione è «la rappresentazione plastica di una politica di contrasto alla criminalità organizzata, strutturata, mafiosa, in particolare alla ‘ndrangheta, che è senza dubbio l'organizzazione più potente dal punto di vista militare e dal punto di vista economico esistente in Italia, che va affrontata sotto profili diversi, da quelli che sono stati utilizzati nell'azione di contrasto fino a questo momento».

La Dac, la Direzione centrale anticrimine, con il Servizio Centrale operativo e le squadre mobili e adesso le Sisco colpiscono – rimarca il Prefetto – sia sul piano militare che economico: «La borghesia mafiosa è colpita con questi strumenti, con le misure di prevenzione patrimoniale».

«Già in passato con l’operazione che ha condotto alla cattura dei Libri, erano stati eseguiti dei sequestri a carico degli stessi individui che sono oggetto di questo sequestro odierno, oggi colpiamo con l'altro versante che è quello dell'ablazione patrimoniale preventiva delle misure di prevenzione delle divisioni anticrimine delle questure e del Servizio Centrale anticrimine perché l'attacco al patrimonio deve avvenire su due piani: provvedimento giudiziario che può contemplare anche un attacco patrimoniale, ma che riguarda soprattutto la disarticolazione dell'apparato militare, e un secondo piano che è quello spiccatamente riguardante il capitale illecitamente accumulato, con le divisioni anticrimine con le misure di prevenzione patrimoniali, con il Servizio Centrale anticrimine. Questo è stato fatto. Oggi sono 45 milioni sostanzialmente di sequestro, come valore dei beni, ma nel contesto di questa politica che ha riguardato l'azione di contrasto la Dac contro la 'ndrangheta, nel corso degli ultimi tre anni, è arrivata a sequestrare in qualunque parte del territorio nazionale e internazionale, perché queste organizzazioni delocalizzano anche i loro beni economici, un patrimonio ammontante oltre 670 milioni di euro».

Megale: «Confermata la pericolosità sociale dei due imprenditori»

È stato il questore Megale a parlare di pericolosità sociale dei due imprenditori che viaggia parallelamente, ma non ha nulla a che vedere, con il profilo penale: «Questo tipo di accertamenti in questo rito tende a dimostrare la pericolosità dei soggetti e i legami incontrovertibili, sinallagmatici in questo caso, con l'organizzazione criminale di riferimento che era la cosca dei Libri».

Megale chiarisce che questo tipo di accertamenti parte anche da lontano, andando a ricostruire ab origine, quello che è la fortuna che hanno accumulato nel corso degli anni: «Lo stesso lo stesso giudice evidenzia, come riscontro degli accertamenti, un’assoluta sproporzione tra il capitale di partenza e quello che è stato accumulato nel tempo da parte del gruppo imprenditoriale di riferimento. Perché questo rito assomma in sé tutte le risultanze che sono venute fuori da attività investigativa pura che è quella dei procedimenti di “Libro nero” in cui i due fratelli sono stati imputati ma anche nei successivi procedimenti “Metameria” e “Malefix”,  in cui tutta una serie di collaboratori di giustizia, anche recenti, fanno riferimento alla figura di questi imprenditori come imprenditori legati in maniera incontrovertibile a quel la famiglia. In più, il rito delle misure patrimoniali, prevede tutta una serie di ulteriori accertamenti che partono dall'origine della fortuna di questi imprenditori»

I due imprenditori Berna furono raggiunti nel 2019 da ordinanza di custodia cautelare in carcere e recentemente da richiesta di rinvio a giudizio, nell’ambito di un’operazione condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia che ne disvelò la piena operatività finalizzata ad acquisire la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti o vantaggi ingiusti anche attraverso la riscossione di ingenti somme di denaro a titolo di tangente.

I due fratelli Berna sono entrambi destinatari di una richiesta di rinvio a giudizio: «uno dei due da 416 pieno quindi appartenenza all'organizzazione mafiosa, e un altro per concorso esterno».

Inoltre, ha aggiunto Megale, «in questo patto mafioso esistente tra questi imprenditori e la cosca di riferimento c'è anche quello del vantaggio che hanno tratto, quindi attraverso tutta una serie di voti portati da appartenenti di questa cosca che hanno consentito a uno dei due fratelli di assurgere definitivamente anche quale politico di riferimento».

L’operazione odierna dimostra, per gli inquirenti, come gli imprenditori in questione, a fronte di un quadro reddituale insufficiente a soddisfare persino le primarie esigenze di vita, avevano avviato, godendo del sostegno della cosca Libri sin dagli anni ’90, fiorenti attività economiche alimentate da capitali illeciti, riuscendo ad acquisire il controllo di un importante segmento dell’edilizia reggina e a proiettare i loro interessi, sia in Italia che negli Stati Uniti, in numerosi altri rami imprenditoriali, quali il settore edile, immobiliare, dell’editoria, della ristorazione, assicurativo e dei giochi e delle scommesse.