Alle prime ore della mattinata odierna, ad esito di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, la squadra mobile reggina – con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ed il supporto di alcuni equipaggi del locale U.P.G.S.P. – ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 2 soggetti reggini, entrambi trentunenni, ritenuti responsabili di tentato omicidio, ricettazione e danneggiamento a mezzo incendio, tutti aggravati dalla circostanza dell’agevolazione mafiosa. Si tratta di Emilio Molinetti (cl.’90) e Marco Geria (cl.’90).

Le indagini svolte dalla Polizia di Stato – sotto le direttive dei Sostituti Procuratori della Dda di Reggio Calabria Stefano Musolino e Walter Ignazitto – hanno focalizzato quanto accaduto la mattina del 26 maggio u.s., quando, nel quartiere Archi di Reggio Calabria, Giorgio Benestare (classe 1960), già condannato in passato per associazione a delinquere di stampo mafioso, veniva investito da una autovettura furgonata, mentre percorreva a piedi la via Croce Cimitero, riportando gravissime lesioni. Quello che, in apparenza, sembrava un semplice incidente stradale, si è, invece, rivelato un tentato omicidio, programmato da tempo.

In tal senso, è stata determinante l’incessante ed ininterrotta attività investigativa condotta, sin dall’immediatezza dei fatti, dalla Squadra Mobile reggina – Sezione “Criminalità Organizzata e Catturandi” – che ha acquisito e minuziosamente analizzato numerose immagini estrapolate da svariati impianti di video sorveglianza. La precisa ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori ha consentito, non solo di acclarare l’esatta dinamica gli stessi, ma anche di individuare ed identificare gli autori materiali di quell’investimento doloso.

La ricostruzione dei fatti

Ed infatti, è stato accertato che, alle ore 11,00 circa di quella giornata, mentre Benestare saliva a piedi la via Croce Cimitero, veniva investito a forte velocità da un Fiat Doblò di colore bianco, che lo colpiva in pieno. A bordo di quel mezzo, i risultati investigativi acquisiti depongono per la presenza degli odierni arrestati, i quali, dopo aver avuto contezza della presenza del Benestare che circolava a piedi nel quartiere Archi, hanno recuperato il Fiat Doblò – occultato, in quanto rubato nei mesi passati – ed hanno atteso, in zona, il momento propizio per investirlo.

Quando Benestare stava percorrendo la via Croce Cimitero (strada isolata e priva di marciapiede), gli indagati, a bordo del Fiat Doblò, hanno accelerato ed investito dolosamente la vittima. Non solo, dopo aver fatto inversione di marcia, hanno percorso, questa volta in discesa, la via Croce Cimitero cercando di colpire nuovamente Benestare, non riuscendovi solo perchè lo stesso, a seguito del primo impatto, era stato sbalzato all’interno di un piccolo ballatoio antistante un’abitazione.

Le indagini hanno consentito di accertare finanche il percorso di fuga degli autori del tentato omicidio; gli stessi, infatti, sempre a bordo del Fiat Doblò si sono diretti da Archi verso Gallico ed hanno abbandonato l’automezzo in questione nel greto del torrente Scaccioti. È lì che il mezzo è stato ritrovato, incendiato, il giorno seguente dagli operatori di Polizia in servizio di controllo del territorio. Nelle immediate vicinanze sono state rinvenute le targhe (anteriore e posteriore) del Fiat Doblò che, sebbene annerite, erano comunque visibili.

Si trattava del medesimo numero di targa che nel frattempo gli investigatori della Mobile avevano scoperto proseguendo l’incessante attività di analisi delle immagini acquisite. Quell’automezzo, dagli accertamenti espletati, è risultato rubato. Non solo, sempre attraverso la minuziosa analisi delle immagini, è stato acclarato che, poco dopo che il Fiat Doblò era stato abbandonato nel greto dello Scaccioti, un soggetto, a bordo di un ciclomotore con targa coperta da un panno di colore giallo, si era recato sul posto, per darlo alle fiamme.

La ricostruzione fatta dagli investigatori ha accertato che l’investimento doloso Benestare è stato il risultato di un piano preordinato e programmato nel tempo, finalizzato ad attentare alla vita del Benestare. Emblematici in tal senso sono stati l’uso di un automezzo rubato, l’averlo poi dato alle fiamme, nonché l’eliminazione di alcune telecamere che avrebbero potuto inquadrare gli stessi. Ciò non ha però impedito agli investigatori della Squadra Mobile – esperti in materia di contrasto alla locale criminalità organizzata – di acquisire importanti elementi che hanno portato alla identificazione dei soggetti tratti in arresto.

Le risultanze delle attività investigative – condotte con il costante coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria che ha richiesto, per gli autori dei fatti descritti, idonee misure cautelari – sono state, infatti, condivise dal Giudice per le Indagini Preliminari che ha emesso l’ordinanza eseguita in data odierna. Agli arrestati, infine, alla luce delle evidenze emerse dalle indagini, oltre all’aggravante dell’agevolazione mafiosa, sono state contestate – per quanto riguarda il tentato omicidio – le aggravanti della premeditazione e dall’aver agito in condizioni di luogo tali da ostacolare la privata difesa, mentre – per quel che concerne i delitti di ricettazione e di danneggiamento a mezzo di incendio dell’autovettura furgonata – la circostanza dell’aver commesso il fatto per eseguire il tentato omicidio di Benestare.