«Nel ventunesimo secolo non devono esistere le guerre, soprattutto in Europa. Io vengo da San Pietroburgo e sono in Italia, in particolare, a Reggio, da cinque anni. Dissento dall’operato del governo russo e non ho mai votato né eletto questo presidente. Per me è molto importante dire che sono in tanti in Russia a pensarla come me e ad essere contro la guerra con i nostri fratelli ucraini», questo il messaggio di Pace lanciato dalla giovane Katerina Sukhareva in piazza Italia a Reggio Calabria in occasione del presidio contro la guerra.

"L'umanità al potere. No alla Guerra. Sì alla Pace", è stato il titolo dell'iniziativa di solidarietà al popolo ucraino, sotto attacco militare russo da quasi una settimana, promossa dalla costituenda sezione Ruggero Condò dell'Anpi di Reggio con l’adesione di molti movimenti politici e associazioni. Dunque si colora di Pace, e si mobilita contro i bombardamenti russi in Ucraina, anche Reggio Calabria, seppure con una piazza non gremita, complice la parallela iniziativa di raccolta di beni di prima necessità nella chiesa ortodossa San Paolo dei Greci, letteralmente invasa dalla solidarietà reggina.

«Sentiamo la necessità urgente che la Costituzione sia rispettata e praticata, iniziando dal ripudio fermo della guerra, come prevede l’articolo 11. Non è accettabile nel 2022 un mondo a rischio nucleare. L’Italia, dunque, promuova un tavolo per parlare di pace, democrazia e libera autodeterminazione dei popoli. Oggi siamo qui per chiedere e per invocare la pace», ha sottolineato Antonio Zema, costituenda sezione Ruggero Condò, Anpi Reggio Calabria.

Interventi, cartelloni, slogan e bandiere hanno ravvivato piazza Italia. Anche la sede della Città Metropolitana, palazzo Alvaro, ha esposto la bandiera della Pace. Unanime la condanna dei bombardamenti russi ma variegate le posizioni su altri aspetti, tutt’altro che secondari, della questione.

Condanna dei bombardamenti e non solo

«C’è da condannare l’attacco militare russo in Ucraina ma c’è anche da mettere in discussione il ruolo dell’Asse Atlantico svolto in questa vicenda. Nessuna condizione che favorisse una forma di dialogo con la Russia - ha spiegato Simone Alecci dei Giovani sulla Strada - è stata posta sul tavolo. Riteniamo che il sostegno al governo ucraino, che ha a sua volta massacrato la popolazione del Donbass in chiave antirussa non favorendo alcuna unità nel paese, avrebbe dovuto essere limitato ad un aiuto umanitario e non avrebbe dovuto essere anche militare. Condanniamo, dunque, anche l’operato della Nato finalizzato ad espansione ad Est, visti la mancata disponibilità a mettere in discussione la forte alleanza con gli Stati Uniti e lo storico ruolo di contrapposizione rispetto alla Russia. Considerata la tensione del momento, la Nato avrebbe dovuto mettere questa espansione in discussione in questa fase per favorire un ritorno alla tranquillità sul fronte orientale europeo. Dobbiamo anche metterci nei panni non di Putin ma della Russia e comprendere che un’alleanza militare nata contro di essa e messa però alle sue porte, come la Nato, rappresenta una potenziale minaccia. Dobbiamo ragionare da italiani, europei e anche da russi e capire le prospettive di tutte le parti in causa. Questo è il vero multilateralismo», ha spiegato ancora Simone Alecci dei Giovani sulla Strada.

«La guerra sta colpendo il cuore dell’Europa. Occorre fermarla e riprendere i negoziati, tenendo ben presente - hanno sottolineato i rappresentanti reggino del Partito comunista italiano - che dalla caduta dell’Unione Sovietica la Nato, con la sua espansione ad Est, e gli Stati Uniti hanno perseguito politiche aggressive nei confronti della Russia, puntando ad accerchiarla. Quanto accaduto nel Donbass, alla base dei recenti drammatici sviluppi della situazione di tensione già manifesta dal 2014, è frutto di quella politica. Non è, per altro, accettabile sentire Usa e Nato parlare del diritto di ogni Nazione a scegliere come farsi proteggere e come perseguire la propria sicurezza. La recente storia ci racconta, infatti, di un epilogo diverso e incoerente rispetto all’attuale, quando ad essere zona calda era la Cuba di Fidel Castro e quando i negoziati tra gli Usa di Kennedy e l’Unione Sovietica di Krusciov, per preservare la pace, portarono allo smantellamento delle basi missilistiche sovietiche, alle quali lo stesso governo cubano aveva acconsentito», hanno ribadito ancora i rappresentanti reggini del Partito comunista italiano.

«Credo che essere in piazza oggi rappresenti un dovere civico. Un sindaco non deve solo assicurare i servizi essenziali alla cittadinanza ma deve anche essere portavoce di un sentire comune che in questo momento invoca con forza la Pace. Per questo credo che, in questa fase, debba essere il Parlamento a dover decidere e valutare l’utilizzo di truppe, prescindendo della fedeltà all’Alleanza Atlantica, che oggi si traduce in una contrapposizione alla Russia che a noi non interessa. A noi interessa solo la Pace. Si muore da soldati russi e si muore da soldati ucraini, perché i proiettili non fanno distinzioni», ha sottolineato Sandro Repaci, sindaco di Campo Calabro.

Opinioni e pensieri di Pace

«Il mondo è in continua guerra e fin quando ci saranno divisioni questo destino non muterà. Noi come cittadini abbiamo non solo la possibilità ma anche il dovere di cambiare tutto questo. È il popolo, che nessun conflitto mai davvero vuole, a rappresentare la maggioranza e a dover assumere il ruolo di fautore e costruttore di pace, dialogo e unione, trasmettendo questi valori anche a Istituzioni come l’Unione Europea e l’Onu che li hanno smarriti», ha sottolineato Ruggero Britti dei Giovani Europeisti Verdi.

«Il progresso spirituale dell’umanità si misura dalla capacità di trattare i problemi ai tavoli internazionali. La pace si costruisce attraverso piccole grandi cose e nel corso del tempo. Preghiamo e speriamo di tornare alla pace e che persone innocenti non vengano più coinvolte», ha evidenziato Carmen Manti, presidente associazione di dialogo interreligioso God is one.

«Penso che questa situazione non possa essere vissuta solo sui social. Bisogna affermare con forza la nostra condanna della guerra anche con altri gesti e dimostrazioni. Credo che questa manifestazione abbia un grande significato, anche se siamo in pochi. È un segno di protesta che andava tracciato», ha spiegato Alice Malavenda.

«Penso che questa guerra riguardi tutti anche se siamo in un luogo distante da dove essa si sta consumando. È giusto essere qui, oggi», ha commentato Josephine Faraci che stop alla guerra lo ha scritto anche sul suo viso.

«Sono qui perché dissento da questa guerra e mi rifiuto di accettare passivamente quello che sta accadendo. Possiamo e dobbiamo far sentire il nostro dissenso pacifico, pacifista a tutta l’Italia e a tutta l’Europa», ha sottolineato ancora Giovanna Ruscica, simpatizzane Dema.

La solidarietà senza confini

La stessa la comunità ucraina residente a Reggio Calabria, nella chiesa ortodossa di San Paolo dei Greci, ha contestualmente accolto un fiume di cittadine e cittadini che hanno risposto ad un altro appello quello a portare vestiti, generi alimentari e medicinali da inviare alla popolazione in fuga dalle bombe nei paesi confinanti. Non basterà solo un camion. Sarà necessario avvisare l’Ambasciata della necessità di più mezzi per trasportare quanto generosamente e prontamente donato dalla cittadinanza reggina.

In piazza per la Pace

In piazza Italia a Reggio Calabria con la costituenda sezione Ruggero Condò dell’Anpi, tanti movimenti politici e associazioni tra i quali Arci, Legambiente, Numd, Equosud, Agedo, Il Cuore di Medea, Rete 25 novembre, Arcigay, Europa Verde, Reggio Bene Comune, La Strada, Giovani sulla Strada, Nuvola Rossa, Calabria Resistente e Solidale, associazione di dialogo interreligioso God is one, Legambiente, Circolo del Cinema Zavattini, Primavera della Calabria, Associazione culturale Magnolia, Potere al Popolo, de Magistris presidente e Dema – democrazia autonomia. Tutti presenti per:

CONDANNARE UN ATTO DI GUERRA
• che nega il principio dell'autodeterminazione dei popoli
• fa precipitare l'Europa sull'orlo di un conflitto globale
• impone una logica imperiale che contrasta col nuovo mondo multipolare
• porta lutti, devastazioni e la fuga di decine di migliaia di civili

CHIEDERE
• che non si avvii una ulteriore escalation militare come reazione all'invasione
• che si lavori per l'immediato cessate il fuoco riaprendo un canale diplomatico
• che l'Italia rimanga fuori da ogni operazione bellica nel pieno rispetto dell'art. 11 della Costituzione
• che l'Unione Europea affermi la sua vera forza con la capacità di proporsi come messaggero di pace e collaborazione fra i popoli
• che la Russia, gli Stati Uniti d'America e la Nato ripensino criticamente ad una politica che negli ultimi quindici anni ha determinato crescenti tensioni e incomprensioni
• che si avvii una trattativa sotto l'egida dell'ONU, che deve tornare ad esercitare un ruolo centrale e autorevole nelle mediazioni internazionali
• che si esca una volta per tutte dal “ricatto dell’energia” utilizzato come arma di guerra, con nuove politiche energetiche che puntino sulle fonti rinnovabili e sul risparmio

FARE APPELLO

• a tutti i cittadini, alle forze sociali e politiche per una immediata e grande mobilitazione unitaria, perché torni un grande e diffuso movimento per la pace, per il ritiro delle forze armate russe dall'Ucraina e contro l'irresponsabile corsa al riarmo
• al Governo italiano perché rispetti l’inviolabile obbligo costituzionale: “l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” L'Italia deve svolgere un ruolo di distensione delle tensioni internazionali in atto, attraverso gli strumenti della diplomazia e del negoziato, rafforzando il suo ruolo di ambasciatrice di pace nel mondo.