Gli agenti sono intervenuti dopo aver notato le bimbe di 12, 10 e 8 anni affacciate al balcone di casa per attirare la loro attenzione anche con il segnale silenzioso antiviolenza “signal for help”. In un altro episodio differente, un bambino di 6 anni ha soccorso la mamma mentre veniva aggredita dal marito spingendolo a fuggire
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Due arresti in flagranza di reato per maltrattamenti in famiglia nella Giornata contro la violenza sulle donne sono stati effettuati a Reggio Calabria. Due episodi di violenza che rischiavano di degenerare alla presenza di minori e che sono stati sventati dall'intervento degli agenti della questura di Reggio Calabria.
Il primo arresto
Il primo arresto è stato eseguito nel pomeriggio del 25 novembre scorso, quando gli agenti della polizia di stato dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico hanno arrestato in flagranza di reato un quarantasettenne responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia, commesso ai danni della moglie. Il personale delle volanti, dopo aver ricevuto una richiesta d’aiuto ha raggiunto l’abitazione della vittima che ha riferito di essere stata picchiata dal marito il quale, ubriaco, non voleva che andasse a lavorare, impedendole di uscire di casa.
Dalla strada gli agenti hanno visto sul balcone dell’appartamento tre bambine che gridavano loro “venite venite siamo qui” ed una di loro mostrava un foglio bianco con la scritta in arancione “Help”. Raggiunto l’appartamento i poliziotti hanno individuato e identificato l’uomo, che ha già scontato una misura di divieto di avvicinamento alla moglie, in evidente stato di alterazione psicofisica dovuta all’assunzione di alcool, il quale proferiva frasi senza senso e constatato la presenza della vittima e delle tre figlie, di 12, 10 e 8 anni. La più piccolina, vedendo la mamma aggredita ancora una volta dal padre, ha composto sul cellulare della mamma il 113 e lo ha dato a lei per chiedere aiuto. L’aggressione, avvenuta per futili motivi, sembrerebbe sia stata generata dalla richiesta di raccogliere la cenere della sigaretta buttata volutamente a terra dall’uomo.
Le bimbe, mentre la loro madre raccontava al personale della polizia di stato le percosse da poco subite ed altre prevaricazioni psicologiche con frasi ingiuriose e minacce di morte, mimavano agli agenti il segnale di comunicazione silenzioso di aiuto, fortemente diffuso in questi giorni il “signal for help”. La donna ha denunciato quindi le violenze finora poste in essere dal marito che la picchiava, la tirava per i capelli e le dava pugni in testa per le motivazioni più disparate e futili, non permettendole di frequentare la sua famiglia, tutti atti di violenza posti in essere davanti alle tre figlie minori che sempre si andavano a nascondere nella loro stanza. L’uomo, su disposizione dell’autorità giudiziaria competente, è stato associato presso la locale casa circondariale.
Il secondo arresto
Il secondo arresto in flagranza, operato sempre nel pomeriggio dello scorso 25 novembre, è stato eseguito nei confronti di un 38enne responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia, commesso in danno della compagna di 27 anni. Due le richieste di aiuto giunte alla Sala Operativa della Questura. Nella prima, una sconosciuta riferiva di aver sentito urlare aiuto da una donna e nella seconda, una donna chiedeva l’intervento della polizia di stato perché era stata picchiata dal compagno.
Gli agenti delle volanti sono immediatamente intervenuti presso l’abitazione della donna e l’hanno trovata, in stato di agitazione, sul pianerottolo delle scale con i suoi due bambini in lacrime, il più piccolo di 2 anni in braccio, ed il più grande di 6 accanto. La vittima ha raccontato al personale delle volanti di essere stata aggredita poco prima dal compagno che aveva suonato al portone per farsi aprire e, una volta davanti alla porta dell’appartamento, la spingeva dentro afferrandola dal collo e, dopo aver chiuso la porta a chiave, la trascinava nella cameretta dei bambini, dove il figlio di 6 anni stava guardando la televisione, e continuava a percuoterla. Solo dopo che il figlio si è frapposto tra il padre e la mamma, per aiutare quest’ultima, la donna riusciva a divincolarsi ed a raggiungere la porta di casa per urlare aiuto sul pianerottolo dello stabile e l’uomo si precipitava giù per le scale, allontanandosi subito dopo a bordo delle sua autovettura.
Dopo quanto denunciato dalla vittima, il personale delle Volanti e della Sala Operativa della Questura ha intrapreso un’incessante attività volta alla ricerca dell’uomo che ha avuto termine solo quando questo è stato rintracciato, a bordo della sua auto, nella zona sud della città. La donna, in sede di denuncia ha raccontato diversi episodi di violenza subita per mano del suo compagno nel corso di diversi anni, nonché delle costrizioni fisiche e psicologiche che ha dovuto sopportare, tra cui forzati rapporti sessuali e l’allontanamento dai propri familiari ed amici e le minacce di non denunciare altrimenti le avrebbero tolto i bambini in quanto lei dipendeva economicamente da lui.
Giorni fa, mentre la donna guardava in televisione un programma in cui si parlava della vicenda di Giulia Cecchettin, il compagno le ha detto che invece di guardare certe trasmissioni avrebbe dovuto pensare a quello che lei fa e che magari la prossima sarebbe stata lei. L’uomo è stato arrestato nella flagranza del reato di maltrattamenti in famiglia ed è stato associato presso la locale Casa Circondariale.
Il Garante per l'infanzia e l'adolescenza
«I bambini, che a Reggio Calabria hanno salvato la propria madre dalle violenze coniugali, sono il mondo che vogliamo. Disperatamente coraggiosi, ci insegnano cosa sia la dignità, come sia non rimanere indifferenti davanti alla sopraffazione. Al loro cospetto provo ammirazione e al tempo stesso vergogna»: è quanto dichiara il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, nel commentare quanto accaduto a Reggio Calabria.
«La forza dei bambini è il sintomo che la prevenzione comincia a dare i suoi frutti – evidenzia il Garante – ed è importante continuare con ritmi incalzanti, senza relegare il focus alle sole giornate dedicate. Invito le scuole, le associazioni, le istituzioni ad ogni livello a fare del 25 novembre tutti i giorni del calendario. Invito i media a non abbassare la guardia, a sbattere in evidenza gli episodi di violenza, perché i bambini da qualcuno avranno appreso come si fa, e l’hanno fatto».
Marziale tiene a precisare: «La sola prevenzione, però, non basta. Occorre affiancare ad essa un’equa repressione. Abbiamo bisogno di una giustizia più credibile, di leggi più ferme. Non si può continuare ad apprendere che gente che ha ammazzato crudelmente la propria moglie, la propria fidanzata, goda di benefici e condizionali di sorta. Ed abbiamo bisogno – conclude il Garante – di maggiore tutela per chi trova il coraggio di denunciare».