Sedici in tutto gli indagati finiti nell'inchiesta cooordinata dalla Dda dello stretto denominata Cemetery boss contro le cosche Rosmini e Zindano
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La Dda di Reggio Calabria ha chiuso l'inchiesta "Cemetery boss", coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, che ha fatto luce sulle frizioni tra la cosca Rosmini e gli Zindato per il controllo del territorio di Modena, un quartiere della zona sud della città dello Stretto.
Sedici in tutto gli indagati a cui i sostituti procuratori della Dda Stefano Musolino e Sara Amerio hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini condotte dalla squadra mobile che, nel maggio scorso, avevano portato all'arresto di 9 persone con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Tra questi c'è Franco Giordano, ritenuto il "capo società" della cosca Rosmini. Ma anche altri elementi di vertice e componenti della famiglia mafiosa come Nicola Alampi e Salvatore Claudio Crisalli detto "Peppe".
L'avviso di conclusione indagini è stato notificato, tra gli altri, anche a Demetrio Missineo e Rocco Richichi, ritenuti affiliati alla cosca Zindato. Tra gli indagati, infine, compare anche Carmelo Manglaviti, responsabile del servizio cimiteri per il Comune di Reggio Calabria. Assistito dall'avvocato Francesco Calabrese, il funzionario pubblico è accusato di concorso esterno con la 'ndrangheta.
Secondo i pm, Manglaviti avrebbe favorito la cosca Rosmini nei processi di imposizione del monopolio sui lavori edili all'interno del cimitero di Modena.