«Armando me lo devi dire tu, per me basta una parola». C’era un atteggiamento di accondiscendenza da parte della dirigenza dell’Avr spa nei confronti degli amministratori comunali di Reggio Calabria. “Armando” risponde al nome di Armando Neri, vice sindaco reggino accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità.

Questo il capo d’imputazione da parte della Dda di Reggio Calabria nell'ambito dell'inchiesta Helios. Secondo i magistrati Stefano Musolino, Walter Ignazitto ed Alessandro Moffa, Neri avrebbe esercitato pressioni nei confronti degli amministratori dell’Avr al fine di ottenere l’assunzione di un lavoratore. Assunzione poi avvenuta, sebbene, dopo poco, lo stesso lavoratore non abbia ottenuto il rinnovo del contratto per scarsa diligenza e produttività. Nonostante questo, però, poi venne stipulato un nuovo contratto con Autostrade Service-Servizi al territorio.

Un’operazione da cui, a giudizio dei pubblici ministeri, Neri avrebbe ottenuto di accrescere il proprio “peso politico” e aumentato il proprio “peso elettorale”.

Le intercettazioni

L’Avr, come detto, non pensava di voler prorogare il contratto del dipendente segnalato da Neri. I dirigenti della società, parlando fra loro, erano chiari: «Altrimenti glielo dici qua, Armando qua noi con il servizio, cioè se le persone non vengono a lavorare a prescindere dal costo… che è comunque un costo a nostro carico, ci crea problemi sul servizio».

Alla fine, però, Nardecchia, vertice di Avr, cedeva al politico: «Ma li cioè se vuoi io… se mi dici di fare come dici tu io lo faccio, però Armando… cioè noi dobbiamo premiare il merito… E ma se tu me lo dici io lo faccio. Gli faccio questa prova subito non aspettiamo due tre mesi e lo facciamo subito […] E me lo devi dire tu perché Armando me lo devi dire tu, per me basta una parola. Io ho detto lo devo fare lo faccio sapendo che allo stato attuale e… il giudizio purtroppo perché altrimenti non è…».

Insomma, per Avr dovevano essere portate avanti «per persone che si sono meglio comportate». Poi c’è anche una giustificazione: «In ogni caso abbiamo detto però questa non è una bocciatura definitiva. Se tu dici guarda che io sono convinto che magari è stato solo un periodo io mi, tra virgolette, prendo per eee… diciamo, come dire, può succedere a tutti un periodo, prendiamolo come tale e si fa…».


Un atteggiamento, quello del vicesindaco, che aveva provocato anche la reazione di Veronica Gatto del settore servizi ambientali. La donna, commentando col marito la situazione, stigmatizzava il comportamento di Neri: «Che poi erano quelli là, che non dovevamo prendere e poi quello ha rotto le palle». «Certo». «Ah Neri». «Sono vergognosi».

Poco tempo dopo, gli investigatori documentano l’esito della segnalazione. Era Nardecchia ad attivarsi con la Gatto e poi con Enzo Romeo. Alla prima chiedeva: «Iannello è stato prorogato?». Domanda rivolta anche al secondo: «Iannello è stato prorogato, vero?». La risposta era positiva: «Il 31 marzo è stato prorogato al 31 dicembre 2018». Per gli investigatori è la certificazione che ciò era avvenuto per interessamento del vicesindaco.

 

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