L'uomo è finito nell'inchiesta Malefix della Dda reggina. Il provvedimento è stato eseguito dagli uomini della squadra mobile
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Nella mattinata odierna è stata data esecuzione al provvedimento con cui il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Reggio Calabria ha disposto la confisca del patrimonio mobiliare ed immobiliare di un imprenditore reggino operante nel settore del commercio all’ingrosso di arredamento per uffici e negozi, arrestato da personale della locale Squadra Mobile il 24 giugno del 2020 in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare, emessa nell’ambito dell’operazione “Malefix” in quanto indiziato del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione; all'uomo viene contestata una tentata estorsione operata ai danni di un gestore di materiale di consumo al fine di favorire la società che eseguiva i servizi di pulizia presso il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.
Le successive indagini patrimoniali hanno dimostrato che l’imprenditore, in virtù dell’appartenenza al clan mafioso, era riuscito, con il profitto derivante dalla gestione di attività illecite e avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, ad accumulare un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, che reinvestiva nell’acquisto di beni immobili al fine di eludere la normativa antimafia.
Il sequestro, richiesto dal questore della provincia di Reggio Calabria sulla base delle risultanze investigative, corroborate dalla pronuncia confermativa del Tribunale della Libertà, aveva evidenziato all’autorità giudiziaria l’evidente sperequazione finanziaria tra quanto dichiarato ed il patrimonio acquisito.
Il Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze investigative, ha disposto la confisca dei seguenti beni: 12 appezzamenti di terreno; 3 unità immobiliari; un'impresa individuale a Reggio Calabria per la progettazione e la realizzazione di arredamento per interni; 2 rapporti finanziari intestati rispettivamente alla moglie e alla figlia. L'autorità giudiziaria ha disposto, nei confronti dell’imprenditore la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno per quattro anni nel comune di residenza. Il valore dei beni confiscati ammonta complessivamente a un milione di euro.