La vicenda nella quale erano indagati 10 tra medici e personale del 118 era stata chiusa dal gip reggino su richiesta della procura. Adesso gli avvocati dei genitori di Vincenzo Altomonte hanno presentato una nuova consulenza tecnica
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I familiari di Vincenzo Altomonte, il ventunenne deceduto nell'ospedale di Reggio Calabria il 20 febbraio del 2019 a causa di un’insufficienza cardiopolmonare acuta, secondaria ad embolia polmonare massiva, hanno chiesto alla procura della Repubblica di Reggio Calabria di riaprire l'inchiesta sulla morte del giovane. Per il decesso del ragazzo erano state indagate dieci persone, tra medici di base e ospedalieri e personale del 118.
L'inchiesta era stata però archiviata dal gip, Francesco Campagna, nello scorso mese di febbraio su richiesta della procura. Sulla base delle indagini e delle relazioni dei consulenti tecnici nominati dal pm, infatti, il gip aveva stabilito che i sanitari che hanno avuto in cura Altomonte «non hanno posto in essere condotte negligenti, imprudenti o imperite». Ecco perché, accogliendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, il giudice aveva sottolineato la «correttezza della diagnosi e del trattamento terapeutico cui era stata sottoposta la vittima durante il ricovero».
In relazione all'archiviazione disposta dal Gip, gli avvocati Valter Biscotti e Andrea Mensi, legali dei familiari di Altomonte, hanno presentato un'istanza con la quale hanno chiesto la riapertura delle indagini, depositando una nuova consulenza tecnica redatta dal medico legale Antonio Galzerano secondo il quale, invece, «le condotte dei sanitari che si sono occupati della situazione di Vincenzo Altomonte sono censurabili per omissioni diagnostiche e terapeutiche plurime che non hanno consentito di effettuare una corretta gestione dell'embolia polmonare di cui era affetto il giovane».