VIDEO | Respinta la richiesta avanzata dagli avvocati Sabrina Mannarino e Giuseppe Bruno. Accolta, invece, quella dei legali di Antonio Coccimiglio ed Eugenio Vitale, che passano agli arresti domiciliari
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Due indagati dell'inchiesta Re Nudo hanno lasciato il carcere dopo quindici giorni di detenzione. Si tratta di Antonia Coccimiglio, 68 anni, segretaria della commissione Invalidi di Diamante, e di Eugenio Vitale, 57, impiegato nella medesima commissione. Entrambi sono stati posti agli arresti domiciliari. Lo ha stabilito il Tribunale del Riesame di Catanzaro che, pur confermando il linea generale il quadro accusatorio della procura di Paola, ha ritenuto di poter concedere la misura cautelare meno afflittiva.
L'inchiesta, coordinata dagli uffici del procuratore Pierpaolo Bruni, punta a fare luce su un presunto giro di corruzione nella sanità pubblica del Tirreno cosentino, che vede coinvolte ben 101 persone. Di queste, 9 erano finite agli arresti, 6 ai domiciliari e 3 in carcere. Dopo la scarcerazione di Coccimiglio e Vitale, l'unico indagato che si trova ancora rinchiuso in un penitenziario, è Mario Russo, ex sindaco di Scalea e figura centrale dell'inchiesta. Per ulteriori due indagati, invece, la misura degli arresti domiciliari è stata sostituita con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Russo resta in carcere
Mario Russo passerà anche il Capodanno nel carcere di Cosenza, dove si trova detenuto dalla mattina del 16 dicembre scorso. Come fanno sapere i suoi avvocati, Sabrina Mannarino e Giuseppe Bruno, il Tribunale della Libertà, presieduto da Michele Cappai, ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere all'esito dell'udienza tenutasi due giorni fa. «Alla revoca della misura si è opposto il procuratore Romano Gallo dando parere negativo «persino alla sostituzione della misura in carcere con gli arresti domiciliari», lamentano i difensori di Russo.
Tra 45 giorni le motivazione
Cappai ha riservato giorni 45 per il deposito della motivazione, ma i legali Mannarino e Bruno fanno già sapere che faranno ricorso in Cassazione per chiedere la scarcerazione del proprio assistito. «Ed è infatti al massimo consesso che spetterà l'ultima parola - scrivono gli avvocati - sulla legittimità di un provvedimento limitativo della libertà personale per fatti commessi ormai 4 anni fa». Ed in ultimo, precisano che «non si esclude che Russo, dopo aver letto gli atti di indagine, chiederá di essere interrogato dal Pubblico Ministero per spiegare i fatti a lui addebitati».