Il procuratore di Catanzaro nel corso di un convegno ha stigmatizzato le reazioni «a prescindere» in difesa delle categorie professionali. Recentemente la Camera penale del capoluogo regionale aveva duramente criticato alcuni aspetti dell’ultima operazione della Dda
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Prima di esprimere solidarietà a un collega, leggete le carte». Sono parole che sembrano avere precisi destinatari quelle pronunciate dal procuratore Nicola Gratteri durante un incontro in Corte d’Appello a Catanzaro, dal titolo “Il rapporto etico tra magistratura e avvocatura”. Nel corso del convegno, il magistrato antimafia ha rimarcato con forza alcuni concetti che appaiono come una replica indiretta alle durissime critiche mosse dalla Camera penale di Catanzaro e dall’Ordine degli avvocati, all’indomani dell’ultima operazione della Dda nel Crotonese.
La protesta | Operazione della Dda, Camera Penale di Catanzaro e Ordine insorgono contro il coinvolgimento dell’avvocato Ioppoli
«Negli ultimi decenni in Europa c’è stato un forte abbassamento morale ed etico, che ha interessato tutte le categorie lavorative e in particolare quella di magistrati e avvocati – ha detto Gratteri -. Io sono in magistratura dal 1986 e per me è inimmaginabile ascoltare certe intercettazioni telefoniche o ambientali da parte di persone che indossano la toga».
«Se in un’intercettazione c’è la voce di un magistrato che prende soldi è inutile fare un documento di solidarietà a reti unificate dopo trenta secondi. Abbiate la compiacenza di leggervi prima tremila pagine – ha dichiarato Gratteri – studiate e poi fate le analisi. Io non accetto le visite private nel mio studio per ricevere le vostre scuse. Per essere credibili bisogna avere una storia di coerenza alle spalle, ci sono tante colpe nella magistratura e nell’avvocatura. Sono in magistratura dal 1986 e per me è inimmaginabile ascoltare certe intercettazioni telefoniche o ambientali da parte di persone che indossano la toga. Sono nipote di avvocato, quando ero a Locri ho iniziato a fare il giudice civile e vedevo un altro spessore morale ed etico da parte di avvocati e magistrati. Nel mio ufficio, sia a Reggio che a Catanzaro, c’erano alcune parole che ogni magistrato doveva stamparsi in mente: educazione, correttezza deontologica e lavoro. L’educazione non è scontata perché le nuove generazioni sono più scostumate rispetto a 30 anni fa. Solo perché siamo avvocati o magistrati – ha concluso - ci sentiamo figli di un dio superiore: dobbiamo scendere dal piedistallo e metterci in discussione».