Indagato un sovrintendente che lavorava nella Procura di Catanzaro. Il legame con Andrea Fava, prima stretto, diventa sporadico: per i magistrati antimafia sarebbe il segnale di una possibile fuga di notizie sull’inchiesta
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A gennaio 2022 Carlo Le Pera lavorava come sovrintendente della Polizia di Stato nell’ufficio intercettazioni della Procura di Catanzaro. Secondo la Dda di Catanzaro avrebbe rivelato ad Andrea Fava, agente assicurativo considerato contiguo al clan dei Gaglianesi, l’esistenza di intercettazioni a suo carico.
Fava, come Le Pera, risulta essere tra i 49 indagati nell’inchiesta Clean Money, avviata dalla Dda di Catanzaro nei confronti del clan dei Gaglianesi di Catanzaro e dei suoi presunti sodali.
Fava, insieme ad altre due persone, è accusato di una serie di estorsioni volte a ottenere la restituzione di alcune somme investite. Questa accusa ha determinato il gip ha ordinare nei suoi confronti un sequestro preventivo di 40mila euro. Secondo gli inquirenti, l’assicuratore sarebbe uomo vicino a Vincenzo Graziano Santoro, uno dei vertici del clan dei Gaglianesi finito in carcere con l’operazione di giovedì scorso.
Il rapporto confidenziale tra Le Pera e Fava
I carabinieri del comando provinciale di Catanzaro, monitorando Fava, erano venuti a conoscenza dei contatti che questi aveva con Le Pera. Secondo gli investigatori i rapporti tra i due erano confidenziali a tal punto che Le Pera, a gennaio 2022, chiama Fava perché ha un problema: è confinato in casa perché positivo al Covid e non riesce a mettersi in contatto telefonico col suo medico per avere la prescrizione delle medicine. Così chiede a Fava di contattare per lui il suo medico curante. Andrea Fava si reca in ambulatorio, redarguisce il dottore e si fa dare la prescrizione. Ma non solo. Va anche a comprare le medicine e, nonostante la paura per il contagio, le va a portare a casa di Le Pera. Fin qui si desume qual è legame tra i due.
I sospetti
Le cose subiscono una svolta, secondo la Dda di Catanzaro, il 21 gennaio 2022, data in cui la Procura di Catanzaro chiede al gip una proroga per il monitoraggio di Fava. Quel giorno l’ufficiale di polizia giudiziaria invita Fava a incontrarsi perché c’è un problema. Dopo di allora fra i due cala il silenzio. Si registrano conversazioni in date molto distanti tra loro: 23 febbraio, 15 aprile, 29 aprile, 6 maggio, 7 settembre. Telefonate finalizzare a vedersi di persona.
Questo diradare i rapporti viene considerato equivoco dagli inquirenti ed è un dato che sottolinea anche il gip il quale individua la persona di Le Pera – che comunque non ha ricevuto alcuna misura cautelare – come sospetta e ritiene si possa ipotizzare che abbia informato l’amico dell’inchiesta in corso sul suo conto anche perché l’attività investigativa su Fava, fino a quel momento proficua, diventa scarna nel periodo successivo.