Cinque condanne a 30 anni di reclusione ciascuno per gli imputati finiti sotto processo per la morte di Manuel Bacco, il tabaccaio di 37 anni ucciso il 19 dicembre 2014 nel suo negozio di Asti in corso Alba. Il pm, Laura Deodato, aveva chiesto per tutti la condanna alla pena dell’ergastolo per omicidio aggravato e tentata rapina aggravata. Tre condanne interessano altrettanti imputati vibonesi. Si tratta di: Antonio Guastalegname, 50 anni, imprenditore residente a Castello di Annone, ma originario di Vibo Marina;  Domenico Guastalegname, 25 anni, pure lui originario di Vibo MarinaGiuseppe Antonio Piccolo, 27 anni, di Nicotera; Fabio Fernicola, 40 anni, di Asti, e Jacopo Chiesi, 25 anni, pizzaiolo di Castello d’Annone.

Giuseppe Antonio Piccolo, nelle scorse udienze aveva ammesso di aver partecipato alla rapina finita nel sangue con il ruolo di “palo” alla porta dell’esercizio commerciale. Piccolo aveva poi chiesto scusa alla vedova di Manuel Bacco (Cinzia Riccio, parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Giovanni Vitello), spiegando che l’omicidio non sarebbe stato voluto. Dopo la rapina finita in tragedia, lo stesso Piccolo aveva dichiarato di essere stato ospitato da un certo Luigi (di cui non ricorda il cognome) per essere il mattino successivo portato a Milano dove aveva preso un treno che l’ha riportato a Nicotera. Giuseppe Antonio Piccolo è il figlio di Roberto Piccoloquest’ultimo ritenuto dagli investigatori un elemento di peso del clan Mancuso. 

Anche Antonio Guastalegname, 50 anni, di Vibo Marina, aveva ammesso le proprie responsabilità nell’organizzazione della rapina sfociata nel fatto di sangue, scagionando però il figlio Domenico (pure lui originario di Vibo Marina) e Jacopo Chiesi.

“Quando ci si impegna – ha dichiarato il pm Laura Deodato dopo la sentenza – arrivano i risultati. La giustizia c’è sempre”. “Grazie a Dio è finita” sono invece le poche parole della moglie di Manuel,  Cinzia Riccio. “E’ un ciclo che si chiude grazie a tutti quelli che hanno cercato di far venire fuori la verità”.

La ricostruzione del delitto

Secondo l’accusa, Antonio Guastalegname avrebbe pianificato la rapina reclutando il figlio Domenico, Antonio Piccolo, Fabio Fernicola , 40 anni, di Asti, e Jacopo Chiesi, 25 anni, quest’ultimo ritenuto l’esecutore materiale del fatto di sangue. Nel tabacchino sarebbero entrati Giuseppe Antonio Piccolo e Jacopo Chiesi, entrambi con i volti coperti. Cinzia, la moglie di Manuel Bacco, alla vista dei malviventi ha abbozzato una reazione, suscitando una reazione spropositata nel giovane rapinatore che ha esploso due colpi di pistola a scopo intimidatorio. Il tabaccaio a quel punto si è scagliato a difesa della moglie, cercando di bloccare i rapinatori che hanno aperto di nuovo il fuoco uccidendolo sul colpo. Poi la fuga a bordo delle due vetture noleggiate in città e restituite la mattina successiva.
E’ stato necessario un lavoro incrociato fra i carabinieri del Nucleo investigativo astigiano e dei Ris per collegare le tracce biologiche ritrovate sul luogo della rapina ad un nome in particolare. Gli inquirenti hanno analizzato il dna di cinquanta soggetti riuscendo a trovare uno dei tasselli che hanno portato ad una svolta nelle indagini. Importanti sono state anche le analisi delle celle telefoniche e dei cellulari in uso agli arrestati, così come la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza e l’ascolto di alcuni testimoni chiave. 

«Quando ci si impegna – ha dichiarato il pm Laura Deodato dopo la sentenza – arrivano i risultati. La giustizia c’è sempre». «Grazie a Dio è finita» sono invece le poche parole della moglie di Manuel,  Cinzia Riccio. «È un ciclo che si chiude grazie a tutti quelli che hanno cercato di far venire fuori la verità».

Antonio Guastalegname era difeso dall’avvocato Roberto Caranzano, Domenico Guastalegname dagli avvocati Antonio Porcelli e Fabio Schembri, Giuseppe Antonio Piccolo dagli avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Di Renzo, Fabio Ferincola dall’avvocato Patrizia Gambino e Jacopo Chiesi dagli avvocati Roberto Caranzano e Fabrizio Brignolo.