Cesare Cristofaro, presidente di Acqua Calabria delinea un quadro già preoccupante che diventa ancor più complicato alla luce dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (ASCOLTA L'AUDIO)
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Lo stato di crisi attuale sta delineando sempre più chiaramente il quadro di un’emergenza nazionale, che rischia di colpire l’industria di trasformazione. Le aziende, soprattutto le Pmi, non sono più in grado di fronteggiare l’aumento dell’energia e delle materie prime. Una realtà precaria, aggravata dalle tensioni internazionali seguite all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che mette in stato di forte allerta i produttori dei beni di largo consumo confezionato, che sono in fase di “difficili trattative” con l’organizzazione complessa della moderna distribuzione, proprio durante la rinegoziazione dei listini 2022. Il tutto con un paese che cerca ancora di uscire dall’emergenza Covid e con gli autotrasportatori sul piede di guerra. Cesare Cristofaro, presidente di Acqua Calabria, delinea un quadro non proprio rassicurante per le imprese calabresi e italiane.
Il prezzo delle materie prime potrebbe salire ancora?
«Alla luce della situazione internazionale con l’invasione di Russia, Donbas e Ucraina, i costi delle materie prime di sicuro aumenteranno, compresa energia, gas e prodotti petroliferi. Il comunicato del Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, non dà buone aspettative sul prezzo dell’energia, che è il motore trainante di tutti gli articoli (“Temo che il prezzo del gas rimarrà abbastanza alto, è difficile fare una previsione in questo momento, ma certamente difficilmente potrà ritornare ai valori di un anno fa”, aveva dichiarato il ministro, ndr)».
Come faranno a sopravvivere le aziende?
«Le aziende sono molto preoccupate, perché l’aumento dei costi non va di pari passo con l’aumento dei listini. Il consumatore spesso non ha i soldi sufficienti per spendere e comprare i prodotti. Oggi la preoccupazione principale delle famiglie è pagare le bollette. Questo può creare un circolo vizioso, che è una sorta di “elenco nero” dei cattivi pagatori: entrando in questa “black list” si ha difficoltà ad avere prestiti. Il rischio è quello di poter arrivare a non investire più nemmeno nei prodotti primari (frutta, ortaggi, uova, latte crudo, ecc.)».
Se gli autotrasportatori dovessero bloccare tutto, finite le scorte come andrete avanti con le produzioni?
«Per fare l’esempio della mia azienda, Acqua Calabria, non abbiamo scorte in magazzino di colla, carta o altri prodotti necessari. Questo potrebbe innescare un circuito negativo, perché le imprese dovrebbero chiudere o mandare i dipendenti in cassa integrazione. Il blocco dei trasporti può danneggiare anche tutti i prodotti deperibili, come quelli alimentari, causando notevoli problematiche agli equilibri di un’intera nazione e di un’intera economia. Se continua così le difficoltà non saranno solo per le aziende e per i dipendenti privati, ma anche per quelli pubblici. Nessuno ci pensa quasi mai in questi casi, ma un Comune che non riceve puntualmente il pagamento delle tasse dai propri cittadini non avrebbe le risorse necessarie per pagare il prezzo dei servizi primari da garantire alla popolazione. In merito a tutte le difficili questioni sollevate, presso il Ministero dello sviluppo economico sono stati organizzati alcuni tavoli di crisi per cercare di affrontare tematiche molto delicate, come lo stallo, la decadenza o il crollo di alcune aziende, la maggior parte delle quali vorrebbero avere l’opportunità di ripartire. È doveroso garantire a tutti questa possibilità».