È l’otto novembre del 2009. Pochi giorni prima, lo storico boss Antonio Pelle, classe 1932, muore a causa delle complicazioni derivanti dal suo precario stato di salute. È una domenica come tante e la squadra di calcio del San Luca deve disputare una partita importante nel campionato di prima categoria contro il Bianco. Due squadre che geograficamente si trovano ad una manciata di chilometri. Quel giorno, però, per alcuni sembra non essere solo una normale domenica di campionato. La morte del boss Pelle “Gambazza” è particolarmente sentita in parte della comunità di San Luca. Al punto che, all’atto di scendere in campo, alcuni giocatori della formazione del San Luca indossano la fascia nera al braccio in segno di lutto. Il presidente di quella squadra è proprio don Pino Strangio. L’episodio viene rimarcato all’interno della sentenza “Gotha”, con la quale il Tribunale di Reggio Calabria ha condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, in primo grado, il sacerdote ex rettore del santuario di Polsi. Una figura, quella di don Strangio, approfondita anche sotto questo profilo nella puntata a lui dedicata nel podcast “Gotha – Processo agli invisibili” giunto alla sua quinta puntata.

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Don Pino, a pochi giorni dal fatto si mostra rammaricato commentando quanto accaduto: «Non ne sapevo niente – dichiara all’Ansa – ed ovviamente se l’avessi saputo sarei intervenuto per impedirlo». Aggiunge di essere presidente della squadra sin dal 2004 e che «il gesto di alcuni dei ragazzi non ha nulla a che vedere con le intenzioni mie o della società».

La Federcalcio, però, è di avviso diverso è il 18 marzo 2010 arriva una decisione che comporta la squalifica di sedici calciatori del San Luca per due giornate, una multa di 600 euro per la società, la penalizzazione di tre punti in classifica e l’inibizione per la dirigenza, fra cui anche don Pino, sanzionato con due mesi. «I calciatori – si legge nella nota – erano scesi in campo con il lutto al braccio perché il boss Antonio Pelle era imparentato con uno di loro».

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Ma sono tanti e diversi i rapporti che legano Don Pino Strangio alle cosche di San Luca, a giudizio dei magistrati del Tribunale Reggino, tanto da essere «pienamente inserito negli intrecci esistenti tra le famiglie criminali del territorio di San Luca e coinvolto nelle dinamiche di contrapposizione dei due gruppi Nirta-Strangio e Pelle-Vottari». Perché don Pino sarebbe il «paciere nei contrasti» tra le cosche? La risposta all’interno del podcast anche grazie al contributo del giornalista Pietro Comito e alle parole del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Stefano Musolino, nel corso della sua requisitoria.