Nota degli avvocati Sergio Rotundo e Francesco Gambardella che ripercorrono la vicenda giudiziaria conclusa dopo dieci anni “perché il fatto non sussiste”: nessuna collusione con il clan Mancuso
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Nota degli avvocati Sergio Rotundo e Francesco Gambardella sulla lunga vicenda giudiziaria nata dall’operazione “Purgatorio” e conclusa dopo dieci anni con le assoluzioni per l’avvocato del Foro di Vibo Valentia, Antonio Galati, e gli ex vertici della Squadra Mobile di Vibo Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò.
“Dopo un lungo iter processuale, durato oltre dieci anni, si è definitivamente conclusa la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti l’avvocato Antonio Galati, il dr. Maurizio Lento (all’epoca dei fatti capo della Squadra Mobile di Vibo Valentia) e il dr. Emanuele Rodonò (vicecapo della Squadra Mobile di Vibo Valentia)”. I due legali ricordano che tutto ha avuto inizio “il 25 febbraio 2014 allorquando fu eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con cui si contestava all’avvocato Galati di essere partecipe del sodalizio mafioso Mancuso ed ai due vicequestori di concorrere dall’esterno allo stesso sodalizio. All’esito del giudizio di primo grado, celebratosi nel gennaio del 2018 davanti al Tribunale di Vibo Valentia, l’avvocato Galati fu condannato alla pena di quattro anni e mesi otto di reclusione, previa riqualificazione del fatto in quella di concorso esterno in associazione mafiosa. I due dirigenti della polizia, invece, furono assolti dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ed il solo dr. Rodono’ fu condannato alla pena di un anno di reclusione per il delitto di rivelazione di segreto di ufficio. Tale sentenza è stata ribaltata in sede di appello. La Corte di secondo grado, infatti, dopo la requisitoria della pubblica accusa, che aveva concluso chiedendo la conferma della condanna, e le discussioni dei difensori (avvocati Maurizio Nucci ed Armando Veneto per i due vicequestori, e gli avvocati Sergio Rotundo e Francesco Gambardella per l’avvocato Galati) ha assolto l’avvocato Galati perche’ ritenuto insussistente il reato contestato, mentre è stata dichiarata la prescrizione per il delitto di rivelazione di segreto di ufficio contestata al dr. Rodonò. Oggi la sentenza di assoluzione è divenuta definitiva, così chiudendo una triste pagina giudiziaria – concludono gli avvocati Gambardella e Rotundo – protrattasi per un così lungo arco temporale”.
Da ricordare che la Dda di Catanzaro aveva appellato le assoluzioni dei vicequestori Lento e Rodonò decise dal Tribunale di Vibo Valentia, ma la Corte d’Appello (Loredana De Franco presidente, giudici Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni) il 13 maggio 2022 ha confermato le due assoluzioni perché “il fatto non sussiste”. Stessa formula assolutoria per l’avvocato Galati. Il processo era nato dall’operazione denominata “Purgatorio” coordinata dalla Dda di Catanzaro, all’epoca diretta dal procuratore Giuseppe Borrelli, su indagini condotte sul “campo” dai carabinieri del Ros di Catanzaro, all’epoca guidati dal maggiore Giovanni Sozzo, a cui si era aggiunta la Squadra Mobile di Catanzaro. Una vicenda giudiziaria di una più ampia inchiesta già archiviata nel 2012 e nel 2013 dal gip di Salerno, Dolores Zarone, per inconsistenza totale delle accuse rivolte anche nei confronti di tre magistrati.