La Corte d'Assise a Cosenza ha ospitato oggi il processo contro Nunziatina Falcone, accusata di aver partecipato a un infanticidio nel 2012 a Corigliano Calabro (oggi Corigliano Rossano). La decisione di trasferire gli atti al giudice dell'udienza preliminare era stata presa dalla Corte di Cassazione, la quale aveva dichiarato la nullità del procedimento e della relativa condanna per un difetto di notifica, all'epoca sollevata dall'avvocato Pasquale Di Iacovo. Un processo che è ripartito sostanzialmente da zero.

Le accuse della procura di Castrovillari

Nell'udienza odierna, davanti alla Corte presieduta dal presidente Francesca De Vuono (giudice a latere Marco Bilotta), sono sfilati i testi della pubblica accusa, rappresentata dal magistrato Valentina Draetta, in servizio presso la procura di Castrovillari. Le persone sottoposte ad esame sono stati in prima battuta due carabinieri che all'epoca dei fatti prestavano servizio presso la Compagnia di Corigliano. Poi è stato escusso pure un infermiere che quella sera intervenne per primo in Pronto soccorso all'arrivo dell'auto guidata da Nunziatina Falcone. Nella vettura c'era anche Stefania Russo, già condannata in via definitiva, la donna che espulse il feto, secondo la Procura, assumendo dei farmaci su indicazione del medico Sergio Garasto, oggi defunto, condannato a 18 anni di carcere.

Secondo la Procura di Castrovillari, gli imputati - compreso Piero Andrea Zangaro, già condannato - volevano incassare i soldi del risarcimento di una polizza assicurativa dopo la simulazione di un incidente stradale, sopprimendo un nascituro tra la 24esima e 27esima settimana di gestazione.  

Le testimonianze in aula

Nella prima parte dell'udienza i militari dell'Arma hanno ripercorso i momenti incriminati, evidenziando che né quella sera né il giorno dopo hanno rilevato tracce di un incidente stradale sia sulla Statale 106 Jonica che sulle altre strade provinciali. Ad operare in quella fase era anche la polizia stradale di Trebisacce che ha cercato (invano) di localizzare il luogo dell'incidente. L'esito pertanto fu negativo.

Ma facciamo un passo indietro. Cosa avvenne la sera del 15 maggio 2012 al Pronto soccorso di Corigliano? Intorno alle 21.30 arrivò un'auto con a bordo due donne, poi identificate in Nunziatina Falcone (conducente) e Stefania Russo (passeggera). Quest'ultima avrebbe detto agli operatori sanitari di aver fatto un incidente stradale e l'infermiere, oggi detenuto, si accorse che nelle mutandine era stato avvolto un feto. A quel punto l'infermiere chiamò i medici in servizio presso il Pronto soccorso di Corigliano che dopo una prima visita decisero di trasferire con urgenza la donna e il feto nel reparto di Ginecologia.

Nessuna traccia di un incidente stradale

I due carabinieri hanno quindi ribadito che una volta informati della presenza delle due donne si sono prodigati per fare le opportune ricerche senza trovare quello che cercavano. Parliamo di tracce utili a verificare o meno se quella sera le due donne si capovolsero davvero con l'auto. Tutti i controlli effettuati dalle forze dell'ordine non hanno fatto emergere alcun elemento circa l'avvenuto sinistro.

Tra esame e controesame

In controesame, l'avvocato Cesare Badolato ha puntato su due circostanze: l'orario in cui i carabinieri hanno preso in consegna Nunziatina Falcone, andando con lei lungo la Statale 106 Jonica, nel tentativo di individuare reperti che dimostrassero quanto avevano detto le due signore, e quale zona è stata perlustrata. Nel primo caso, uno dei due carabinieri ha dichiarato che la pattuglia della Stradale è giunta sul posto intorno alle 22.20 e l'accertamento dei carabinieri con Nunziatina Falcone sarebbe stato espletato alle 22.40, ovvero a un'ora di distanza dall'arrivo dell'auto in Pronto soccorso a Corigliano.

Nel secondo, invece, il teste di pg ha spiegato che ci sono due strade provinciali "grosse" che si intersecano con la Statale 106 Jonica. A quel punto il penalista Badolato ha chiesto se l'area in cui si sono recati i carabinieri era ricca di campi e di strade minori e dunque poco trafficate. Fatto non escluso dal carabiniere. La Benemerita ha poi ripetuto gli accertamenti dopo 12 ore dall'ingresso in Pronto soccorso. Nel riesame, il pubblico ministero Valentina Draetta ha domandato al secondo carabiniere sentito se il feto fosse avvolto in una coperta che successivamente è stata sottoposta a sequestro. Circostanza confermata dal teste.

Un "batuffolo" nelle mutandine

Infine, è stata la volta dell'infermiere, attualmente recluso per altri reati. Il testimone ha riferito che effettivamente nel 2012 lavorava in Pronto soccorso a Corigliano e di essersi accorto che la donna "passeggera", Stefania Russo, aveva un "batuffolo" nelle mutandine. L'auto - ha aggiunto l'operatore sanitario - sarebbe arrivata a velocità sostenuta in Pronto soccorso e dopo la prima visita, il medico Garasto ordinò il trasferimento in Ginecologia. L'infermiere ha aggiunto che Stefania Russo non sembrava sofferente ma era alquanto silenziosa, «ma poteva essere anche una persona forte», ha precisato. «Insomma, non la vedevo agitata rispetto a quanto era successo».

Nunziatina Falcone, secondo il teste, era invece agitata, soprattutto dopo l'arrivo dei carabinieri. «Mi dissero che si erano capovolte con l'auto». E ha concluso così, rispondendo alle domande dell'avvocato Badolato: «A visitare la donna che aveva il feto fu il dottore Garasto, il quale mise due dita al collo e alzò un braccio, decidendo di mandare la donna e il feto al reparto superiore, così esegui per eseguire prontamente la sua indicazione. La signora agitata? Penso per la situazione, almeno credo». Nella prossima udienza saranno interrogati altri testi e potrebbe esserci l'esame dell'imputata. Poi inizieranno i testi della difesa.