Rinvio a giudizio per i cinque imputati dell'operazione "La Locomotiva" che nel dicembre 2017 sgominò un sodalizio criminale articolato tra Nigeria, Libia e Italia che adescava giovani donne africane destinandole alla prostituzione.

 

Stamani i cinque imputati sono comparsi davanti al gup Francesca Pizii. Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione con l'aggravante della transnazionalità.

 

Ad eseguire l’operazione i carabinieri di Lamezia Terme con il coordinamento della Dda di Catanzaro. A dare il nome all’inchiesta uno dei luoghi più gettonati per il meretricio a Lamezia Terme, una vecchia locomotiva restaurata e posto al centro di un ampio parcheggio a poche centinaia di metri dalla stazione di Lamezia Terme Centrale, a Sant’Eufemia.

Le indagini avevano permesso di rilevare come le donne fossero raggirate e costrette a prostituirsi. In particolare, sarebbero state condotte in Italia con la chimera di un lavoro e poi tenute sotto smacco psicologico tramite l’uso di riti vodoo. Questo sia per costringerle alla strada sia per vincolarle al pagamento di quanto sostenuto per farle arrivare in Italia, con una spesa media di circa 30 mila euro.

 

Accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Debora Rizza, alla quale si sono associati i rappresentanti delle parti civili, gli avvocati Emilio De Caro, Fabrizio Alfieri e Alessio Spadafora, il gup ha diposto il rinvio a giudizio di Ifueko Aiyamekhe, Osagie Omoregie, accusato di intrattenere i contatti con Nigeria e Libia provvedendo al procacciamento delle donne e all'organizzazione di tutte le fasi della tratta, Silvia James Ekuaze, Joy Enoma, e Gift Idahosa.

 

L'unico italiano indagato, Vincenzo Criserà, ritenuto un fiancheggiatore, aveva patteggiato la pena a 2 anni di reclusione il 15 febbraio scorso. Il processo inizierà il 20 giugno prossimo in Corte d'Assise.

 

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