Arrestati quattro spacciatori che stavano progettando un omicidio di peso. È successo a Schiavonea, nel cuore del borgo marinaro di Corigliano-Rossano, dove i carabinieri della locale compagnia, diretta dal capitano Cesare Calascibetta, nell’ambito di una complessa attività investigativa coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Luca Primicerio, hanno non solo sventato un importante giro di droga quanto hanno portato alla luce il piano criminale volto a far fuori un noto pluripregiudicato del posto.

Ecco gli indagati

È così che ieri, in esecuzione ad un decreto di fermo emesso d’urgenza dal procuratore capo Eugenio Facciolla, sono scattate le manette ai polsi del 45enne Pietro Francesco Chiaradia, del 51enne Giovanni Chiaradia, del 34enne Salvatore Bonafede e del 26enne Marco Bonafede. Tutti coriglianesi.

 

Nell’ambito delle attività tecniche condotte dai militari dell’aliquota operativa di Corigliano Calabro all’interno di una complessa attività investigativa sono state captate conversazioni in cui emergevano in modo netto le modalità di esecuzione di un omicidio nei confronti di un noto pregiudicato del posto di elevato spessore criminale, nonché le varie precauzioni da adottare durante la fuga per eludere l’intervento delle forze di polizia.

Tutto ha inizio con l'arresto di Giovanni Chiaradia 

Le indagini partono, lo scorso maggio, con l’arresto di Giovanni Chiaradia che venne sopreso mentre circolava con una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa e colpo in canna (leggi la notizia).

Partendo dall’arresto del 51enne è stato approfondito il contesto nel quale operavano i presunti malviventi, tramite lo svolgimento di attività d’intercettazione, riprese video effettuate dalle telecamere montate nei pressi delle abitazioni degli indagati e di riscontri compiuti nell’ambito di numerosi servizi di osservazione e pedinamento.

I Chiaradia e i Bonafede avevano il predominio sullo spaccio a Schiavonea

L’attività, durata alcuni mesi, quindi, ha permesso di accertare come a Schiavonea vi fosse il predominio dei Chiaradia e dei Bonafede nello spaccio di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina, che si concretizzava con modalità assodate e studiate per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Infatti le cessioni della sostanza avvenivano in un contesto isolato e difficile da raggiungere e la consumazione della droga da parte degli acquirenti avveniva per lo più in loco. L’unica strada di accesso al complesso residenziale era presidiata da sentinelle, che facilmente avvertivano del sopraggiungere di auto o elementi sospetti.

Un cane da guardia presidiava la "roba"

Gli arrestati, inoltre, utilizzavano una tecnica comprovata per la detenzione degli stupefacenti. Che venivano posizionati in luoghi facilmente raggiungibili dagli indagati ma non all’interno delle loro abitazioni. Tra questi luoghi c’era, per esempio, un cortile confinante presidiato da un cane da guardia, così da far risultare negativo qualsiasi controllo eventualmente effettuato dalle forze dell’ordine.

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati circa 20 grammi di cocaina, 15 grammi di marijuana e 4 grammi di eroina