Tra le posizioni che l'accusa chiede di rivedere anche quelle di Giuseppe e Antonio D'Amico, del boss Luigi Mancuso, di Lady Petrolio Anna Bettozzi e dell'ex presidente della Provincia di Vibo Valentia Salvatore Solano
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‘Ndrangheta e affare degli idrocarburi. A stretto giro di boa con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado da parte del Tribunale di Vibo Valentia, la Dda di Catanzaro ha proposto appello.
I pubblici ministeri della Distrettuale, Vincenzo Capomolla, procuratore facente funzione, e i sostituti Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli, hanno proposto appello nei confronti di 31 persone implicate nel procedimento Petrolmafie. L’inchiesta punta a far luce sull’ingerenza della cosca Mancuso nell’affare degli idrocarburi.
Tra gli imputati per i quali viene chiesto un giudizio di secondo grado da parte della Distrettuale vi sono gli imprenditori Giuseppe D’Amico (condannato a 30 anni) e Antonio D’Amico (condannato a 18 anni 10 mesi); Anna Bettozzi, nota come Lady Petrolio, ereditiera romana, vedova dell’imprenditore Sergio Di Cesare (condannata a 6 anni e un mese); Luigi Mancuso, boss dell’omonima cosca di ‘ndrangheta (condannato a 30 anni); Salvatore Solano, sindaco di Stefanaconi ed ex presidente della provincia di Vibo Valentia (condannato a un anno).
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Petrolmafie, l’appello della Dda di Catanzaro
La Dda contesta l’assoluzione dei D’Amico riguardo a due casi di autoriciclaggio aggravato dalle modalità mafiose.
Inoltre viene contestata l’esclusione dell’aggravante mafiosa alla corruzione elettorale per la quale è stato condannato l’ex presidente della provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano che sarebbe stato agevolato – è l’accusa - nella sua elezione dal cugino Giuseppe D’Amico il quale «avrebbe esercitato delle pressioni illecite per agevolare l’elezione del cugino» anche «rivolgendo minacce più o meno esplicite ai componenti dell’elettorato attivo».
L’accusa chiede che Giuseppe D’Amico e Salvatore Solano vengano riportati in Tribunale anche riguardo l’assoluzione dall’accusa di corruzione che contempla il fatto che Solano avrebbe ricevuto da D’Amico «utilità consistite nel procacciamento di voti su tutto il territorio della Provincia di Vibo Valentia… in cambio del proprio stabile asservimento».
All’attenzione della Corte d’Appello di Catanzaro viene, inoltre, portata l’accusa di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, aggravata, dalla quale sono stati assolti Solano, D’Amico, Isaia Angelo Antonio Capria, Gaetano del Vecchio e Antonio Francolino.
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Inoltre i fratelli Antonio e Giuseppe D’Amico, sono stati assolti in primo grado da una tentata estorsione aggravata, in concorso con Roberto Aguì, e Luciano Morabito. Anche su questa assoluzione – che riguarda il tentativo di costringere due imprenditori siciliani a corrispondere somme di denaro senza altra causa o giustificazione che non fosse la sottoposizione dei territori ove gli automezzi (dei predetti siciliani) dovevano circolare al controllo della ‘ndrangheta - la Dda ha fatto appello.
Nel caso di Luigi Mancuso l’appello riguarda l’assoluzione da una imputazione di estorsione e l’intestazione fittizia delle quote della società “Agri.B. S.r.l.s.”
Appello per 31 persone
La Dda di Catanzaro ha proposto appello nei confronti di Emanuel Fernando Assunto Aber; Roberto Aguì; Anna Bettozzi; Pietro Bonanno; Vincenzo Campajola; Isaia Angelo Antonio Capria; Alberto Coppola; Felice D’Agostino; Antonio D’Amico; Giuseppe D’Amico; Gaetano Del Vecchio; Virginia Di Cesare; Carmelo Fabretti; Sebastiano Foti; Antonio Francolino; Salvio Frazzetto; Sergio Leonardi; Sebastiano Lo Torto; Francesco Mancuso; Luigi Mancuso; Luciano Morabito; Irina Paduret; Francesco Saverio Porretta; Rosamaria Pugliese; Rosario Cristian Santoro; Emanuela Scevola; Damiano Sciuto; Salvatore Solano; Giuseppe Terranova; Rachid Totss; Gennaro Vivese.