Leone Soriano collegato in video conferenza dal carcere dove è detenuto ha attaccato il Tribunale e la Dda durante l'udienza che si è tenuta a Vibo Valentia. Ecco tutte le richieste di pena
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Requisitoria del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Nemea” contro il clan Soriano di Filandari. Dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, il pubblico ministero ha ricostruito la genesi dell’inchiesta ed i fondamenti di un’impalcatura accusatoria che vede la contestazione di oltre quaranta capi di imputazione, mentre le persone offese sono quattordici.
Un’udienza che si è aperta con dichiarazioni a dir poco sopra le righe dell’imputato Leone Soriano il quale, collegato in videoconferenza, si è scagliato verbalmente contro i giudici e la stessa Dda di Catanzaro («I giudici sono tutti asserviti alla Dda», ha urlato). Dichiarazioni, le sue (Leone Soriano non è nuovo a “scenate” del genere), che saranno ora vagliate dall’ufficio di Procura distrettuale onde valutare ulteriori profili di reato ricavabili dal suo atteggiamento e dalle sue parole.
Le richieste di pena
Il pubblico ministero, dopo aver passato in rassegna i diversi reati contestati e le singole posizioni, ha quindi formulato le seguenti richieste di pena: 29 anni di reclusione Leone Soriano, di 54 anni, di Pizzinni di Filandari; 20 anni Graziella Silipigni, 49 anni, di Pizzinni di Filandari, moglie del defunto Roberto Soriano (lupara bianca), fratello di Leone; 24 anni Giuseppe Soriano, 29 anni, di Pizzinni di Filandari (figlio della Silipigni); 18 anni Giacomo Cichello, 33 anni, di Filandari; 26 anni per Francesco Parrotta, di 37 anni, di Filandari, ma residente a Ionadi; 20 anni per Caterina Soriano, 30 anni, di Pizzinni di Filandari (figlia di Graziella Silipigni); 20 anni Luca Ciconte, di 28 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari (marito di Caterina Soriano); 2 anni per Mirco Furchì, 27 anni, di Mandaradoni, frazione di Limbadi; 1 (uno) Domenico Soriano, 61 anni, di Pizzinni di Filandari (fratello di Leone Soriano); 1 (uno) Domenico Nazionale, 34 anni, di Tropea; 4 anni Rosetta Lopreiato, di 51 anni, di Pizzinni di Filandari (moglie di Leone Soriano); assoluzione Maria Grazia Soriano, 48 anni, di Arzona di Filandari; 1 (uno) Giuseppe Guerrera, 25 anni, di Arzona di Filandari; 4 anni per Luciano Marino Artusa, 59 anni, di Arzona di Filandari; 4 anni per Alex Prestanicola, 29 anni, di Filandari.
L’inchiesta è stata condotta “sul campo” dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia con il coordinamento del pm della Dda di Catanzaro Anna Maria Frustaci.
Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Giovanni Vecchio, Diego Brancia, Daniela Garisto, Giuseppe Di Renzo, Francesco Schimio, Mario Bagnato, Vincenzo Brosio, Gianni Russano, Salvatore Staiano e Pamela Tassone.
Le parti offese
Queste le parti offese individuate dalla Dda di Catanzaro: l’imprenditore Antonino Castagna; il figlio Nicola Castagna; l’avvocato Daniela Castagna; l’avvocato Romano Pasqua, titolare della stazione di carburanti Esso di Filandari; l’imprenditore Pasquale Romano, titolare dell’impresa “Romano Fo.Pa. srl” sita a Ionadi; Marianna D’Agostino; Paola Limardo; Antonio Limardo; Davide Contartese; Marco Fuduli; Antonio Fuduli; Antonino Bova; Valerio Palmieri; Salvatore Todaro.
Le accuse
L’accusa di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico (cocaina, eroina, marijuana e hashish), con l’aggravante di essere armata e superiore a dieci persone, viene mossa nei confronti di 14 imputati. Si tratta di: Leone Soriano ed il nipote Giuseppe Soriano in qualità di capi e promotori; Graziella Silipigni e la figlia Caterina Soriano nelle qualità di organizzatrici e promotrici dell’associazione; Luca Ciconte, Francesco Parrotta, Giacomo Cichello, Alex Prestanicola, Maria Grazia Soriano, Giuseppe Guerrera, Rosetta Lopreiato, , Marino Luciano Artusa, Domenico Soriano e Domenico Nazionale nella qualità di partecipi. Vengono poi contestati reati in materia di armi ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso.
Leone Soriano – oltre ad aver violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale – è inoltre accusato di aver minacciato il maresciallo della Stazione di Filandari, Salvatore Todaro, arrivando a pianificare un attentato ai danni del carabiniere con il contributo di Francesco Parrotta. Nei progetti di Leone Soriano anche quello di colpire con una bomba la caserma dei carabinieri di Filandari nella parte degli alloggi di servizio (uno dei quali occupato dal maresciallo Todaro). A tal fine sarebbe stato effettuato un sopralluogo sul luogo in cui compiere l’agguato, procurandosi un’auto rubata il 4 marzo 2018 per mettere in atto l’azione ritorsiva. A carico di Leone Soriano viene poi mossa l’accusa di minaccia aggravata dalle modalità mafiose rivolta al maggiore dei carabinieri Valerio Palmieri – a capo del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia – e ad altri militari dell’Arma, commessa l’8 marzo 2018 in occasione della notifica del fermo di indiziato di delitto per l’operazione “Nemea”.
Da ricordare che con il processo celebrato con il rito abbreviato è già stato condannato a 4 anni ed 8 mesi Emanuele Mancuso, mentre è stato assolto Massimo Vita di Vena Superiore.