«A me il tempo non interessa. È come se fosse avvenuto oggi. Facciamo solo più difficoltà a fare ricostruzioni storiche». Il procuratore Lombardo durante la requisitoria in corso in Corte d’appello a Reggio Calabria dove sta giungendo al termine il processo ‘Ndrangheta Stragista ha evidenziato la necessità di dare una chiave di lettura a tutte le sentenze, le intercettazioni, le rivelazioni dei pentiti per ricostruire quel periodo delle stragi che hanno portato ancora oggi a una commistione tra ‘Ndrangheta, politica e massoneria.

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Non a caso tra gli eventi storici da ricostruire con fatica colloca il presunto «summit sulla Piana di Gioia Tauro tra Piromalli, Craxi e Berlusconi». Non è velata l’ironia che il procuratore usa nel parlare di fortuna quando presenta alla Corte anni di sentenze che hanno messo per iscritto i «rapporti tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta e gli interessi politici». Lombardo lo spiega come «la strategia stragista serviva a soddisfare una serie di esigenze. E non lo dice l’uomo di strada, lo dice l’ex parlamentare di Forza Italia Pittelli commentando che commentando una sentenza ha esordito dicendo “Berlusconi è fottuto”». E il suo interlocutore risponde evidenziando che tanto ha 80 anni ma lui risponde «"ma dell’Utri ne ha di meno"».

E parlando ancora di fortuna Lombardo ha continuato a leggere in aula l’intercettazione: «Pittelli lo dice che dell’Ultri contattò i Piromalli per la costituzione di Forza Italia. Non lo dice l’uomo della strada ma un parlamentare». Lombardo ha esaminato diverse sentenze e dati che hanno cristallizzato come «A Reggio Calabria il 33% dei votanti è condizionato dalla ‘Ndrangheta».