«Io avevo una responsabilità politica non di natura gestionale. L'istruttoria spettava all'ufficio preposto che valuta la legittimità della proposta e verifica la sua sostenibilità». Lo ha detto il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà oggi pomeriggio in aula bunker dove è proseguito il suo interrogatorio nel processo "Miramare" nato dall'indagine della Procura sull'affidamento, nel 2015, del Grand'Hotel.

La vicenda

Con una delibera del luglio di quell'anno, un salone e il terrazzo dell'immobile furono affidati all'associazione che faceva capo all'imprenditore Paolo Zegarella il quale, durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso alcuni suoi locali per la segreteria del primo cittadino, esponente del Pd.

Falcomatà e Zagarella sono imputati nel processo assieme agli assessori che hanno votato quel provvedimento con il quale «statuivano l'ammissibilità della proposta proveniente dall'associazione 'Il Sottoscala' per l'utilizzo del piano terra del 'Miramare'», uno dei palazzi storici e prestigiosi di Reggio. Il tutto violando, secondo la Procura, «i doveri di imparzialità , trasparenza e buona amministrazione» previsti dalla legge perché avrebbero dovuto fare un bando pubblico e non una concessione diretta.

L'interrogatorio

Rispondendo alle domande del pm Walter Ignazitto, il sindaco ha affermato: «Non ricordo chi materialmente portò in giunta la delibera. Sicuramente gli assessori hanno chiesto degli approfondimenti, non da un punto di vista politico, ma dal punto di vista amministrativo. Come avviene in tutte le sedute di giunta perché per fortuna gli assessori non sono degli yes men. Nessuno disse che bisognava fare il bando».

Al pm che gli ha chiesto se ha valutato l'opportunità di non votare la delibera poiché avrebbe favorito lo stesso imprenditore che gli aveva concesso gratuitamente i locali per la sua segreteria, Falcomatà ha aggiunto: «Non ho pensato di astenermi perché la proposta veniva da un'associazione e non da un singolo».

Sulla polemica, infine, con l'ex assessore Angela Marcianò che si è detta contraria a quella delibera, per il sindaco «evidentemente si voleva già all'epoca iniziare a costruire un percorso alternativo». Il riferimento è alla scelta della Marcianò, condannata in primo grado con il rito abbreviato, di candidarsi contro di lui alle comunali del 2020