È tempo di esecuzione della pena per alcune persone riconosciute colpevoli del reato di associazione mafiosa nell’ambito dell’ultimo processo – nome in codice “Frontiera” – celebrato contro il clan Muto di Cetraro. Lo scorso gennaio, la posizione di un gruppo di imputati era rimasta in sospeso per via di un precedente annullamento, disposto dalla Cassazione, che aveva riportato i loro fascicoli all’attenzione dei giudici d’Appello per la rideterminazione delle condanne. Ora, però, anche il verdetto che li riguarda è diventato definitivo e tale circostanza ha comportato il ritorno dietro le sbarre di quelli a piede libero.

Nell’elenco figurano alcuni parenti diretti del boss Franco Muto: sua moglie Angelina Corsanto (otto anni e dieci mesi, la figlia Mara Muto e il genero Andrea Orsino (sei anni e dieci mesi ciascuno) a cui si aggiungono Antonio Di Pietromica (anche lui sei anni e dieci mesi) e Alessandro Di Pasquale (dieci anni e otto mesi). Al biglietto d’andata per il carcere, che ognuno di loro ha staccato in queste ore, farà seguito a breve quello di ritorno. A eccezione di Di Pasquale, che dovrà restare in cella per circa tre anni, gli altri hanno già quasi scontato per intero la pena a loro assegnata. Ciò significa che potranno godere della libertà anticipata.

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