«Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio. Dio è l'unico testimone che non posso avere al mio fianco». A dirlo Isabella Internò, imputata per l'omicidio dell'ex fidanzato, il calciatore Donato Denis Bergamini, con una breve dichiarazione spontanea al termine delle repliche di accusa e difesa. I giudici della Corte d'assise di Cosenza sono quindi entrati in camera di consiglio per la sentenza prevista in serata.

Quasi 35 anni dopo la tragica morte di Denis Bergamini, nell’aula della corte d’assise del tribunale di Cosenza è arrivato il momento della verità sulla sequenza di accadimenti che portarono al decesso del giovane calciatore del Cosenza, idolo dei tifosi, tra i protagonisti della storica promozione in serie B del 1988 e dell’impresa sfiorata nella stagione successiva, con i silani esclusi solo dalla classifica avulsa dallo spareggio per il grande salto nel massimo campionato.

Una verità giudiziaria certo, inevitabilmente distante dall’una e dall’altra ricostruzione degli eventi, quella della Procura di Castrovillari e della parte civile che sostengono l’ipotesi dell’omicidio aggravato e del movente passionale, focalizzata sulla tesi della morte per asfissia sopraggiunta prima che il corpo del ragazzo fosse sormontato dal camion in transito a Roseto Capo Spulico sulla Statale 106. E poi quella di Isabella Internò, unica imputata, che ha sempre raccontato di aver visto con i suoi occhi Denis gettarsi in tuffo contro il mezzo pesante, per togliersi la vita. 

Tensione alle stelle in aula durante il dibattimento ed anche nelle fasi delle conclusioni Ventitré anni di reclusione la condanna chiesta dai magistrati, il procuratore Alessandro D’Alessio ed il pm Luca Primicerio che hanno preso in mano l’inchiesta dopo la riapertura delle indagini a suo tempo disposta da Eugenio Facciolla. La difesa ha invocato l’assoluzione con la formula più ampia tentando di smontare punto per punto il castello accusatorio, a partire dagli esami scientifici effettuati con la glicoforina  che gli avvocati Pugliese e Cribari, in silenzio stampa fin dalle udienze preliminari del processo, hanno bollato come sperimentali e non attendibili. Le ultime scintille durante le arringhe e le repliche.