Il pentito conferma che era intenzione delle cosche cosentine costituire una struttura di coordinamento riconosciuta dalle organizzazioni reggine, grazie ai buoni rapporti di Michele Di Puppo con i rosarnesi
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
In attesa che vengano istruiti i processi, a Cosenza tengono banco le dichiarazioni dei pentiti, in particolare quelle di Roberto Porcaro, ex "reggente" del clan "Lanzino-Patitucci" di Cosenza, oggi diventato collaboratore di giustizia. La notizia dell'apertura di un "Locale" di 'ndrangheta in riva al Crati era stata già trattata da altri collaboratori, ma le ultime circostanze riferite da Porcaro consolidano l'ipotesi investigativa della confederazione mafiosa cosentina.
Il salto di qualità della 'ndrangheta cosentina
Roberto Porcaro, in uno dei primi verbali resi alla Dda di Catanzaro, descrivendo la figura di Michele Di Puppo, la "stella" della 'ndrangheta cosentina, "braccio destro e sinistro" del boss Francesco Patitucci, ha confermato che i clan di Cosenza, Rende e dintorni, avevano intenzione di creare un "Locale" di 'ndrangheta.
Per fare questo avrebbero dovuto ottenere il via libera dai vertici reggini della mafia calabrese, i quali, secondo le loro logiche criminali, autorizzano o meno l'istituzione di una struttura molto più ampia che coordina le varie attività illecite sul territorio, avendo di conseguenza una gerarchia ben precisa, con ruoli definiti. Perché questo non poteva avvenire prima? Per il semplice fatto che Gianfranco Ruà si era dissociato dalla 'ndrangheta. Questo era da ostacolo alla formazione del "Locale", poiché il suo nome veniva portato in "copiata" nelle vecchie affiliazioni. Questa cosa avrebbe avuto un'evoluzione nel momento in cui sarebbe stato lo stesso Ruà a chiedere di essere escluso dall'organizzazione.
"Locale" di 'Ndrangheta a Cosenza, parla Roberto Porcaro
La 'ndrangheta cosentina, per costruire una rete più forte e solida, puntava quindi sul nome di Michele Di Puppo, per via dei suoi storici rapporti con le cosche reggine, in particolari quelle rosarnesi. Di lui ne ha parlato anche il pentito Diego Zappia, ora invece è la volta di Roberto Porcaro: «Michele Di Puppo è dopo Francesco Patitucci il più importante riferimento criminale dell'organizzazione di 'ndrangheta cosentina. È stato solo grazie al suo carisma criminale, ai suoi legami con esponenti di 'ndrangheta di Rosarno ed alla considerazione che questi avevano di lui, che si è riusciti a riprendere i cosiddetti "Discorsi" di 'ndrangheta (cioè la legittimazione a riprendere le affiliazioni in vista della riapertura di un "Locale") a Cosenza». Questo quanto detto da Porcaro. Dopo gli arresti di "Reset", i "Discorsi" hanno avuto un seguito o si sono interrotti? Ai posteri l'ardua sentenza…