«Una scelta storica che apre a una infrastruttura da record mondiale e green. Il costo per la realizzazione del Ponte e di tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde è oggi stimato in 10 miliardi». Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti celebrava così il ritorno sulla scena del Ponte sullo Stretto di Messina e l’approvazione del cosiddetto Decreto Ponte, il 16 marzo scorso.

Ma le stime del Ministero erano al ribasso e il Def, Documento di Economia e Finanza, lo conferma. Il testo che indica le linee guida di politica economica del Paese, le stime sul Pil e sul deficit, alza il tiro sull’opera cavallo di battaglia del ministro Salvini. «Il costo dell’opera risulta di 13,5 miliardi. Le opere complementari e di ottimizzazione alle connessioni ferroviarie, lato Sicilia e lato Calabria, che dovranno essere oggetto del contratto di programma con Rfi, si stima avranno un costo di 1,1 miliardi» si legge nell’allegato al Def.

Ma basta andare avanti nella lettura per capire che il problema non è stabilire se saranno 10 o quasi 15 miliardi di euro. Il problema è che non ci sono.
«Ad oggi non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente. Queste dovranno essere individuate in sede di definizione del disegno di legge di bilancio» si precisa.  I soldi per il ponte, quindi, in realtà non ci sono.

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«Il Def certifica che non ci sono soldi per realizzare il ponte sullo stretto di Messina e stima che il costo per la realizzazione del ponte e opere complementari sarà di oltre 14,6 miliardi di euro. Dieci giorni fa Salvini parlava di 10 miliardi, è la sua solita propaganda. Una follia», dice Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra.

«Una truffa politica e mediatica di chi parla di realizzare un ponte senza avere i soldi per finanziarlo, e nel decreto mette 340 milioni di euro per finanziare concessione e studi di progettazione. 14,6 miliardi che rischieranno di diventare 20 mld, sottraendo risorse al ritardo infrastrutturale ed al trasporto ferroviario. Il Governo Meloni deve smetterla di fare propaganda. Si metta a governare seriamente, cominciando a ritirare il decreto sul ponte e destinando le risorse al Sud». 

Del resto, le stime di Salvini erano state già ampiamente superate da Vincenzo Fortunato, amministratore della Società Ponte sullo Stretto, da anni in liquidazione e riportata in vita proprio a marzo.

«I costi presumo che saranno 12 miliardi, il doppio di quanto si era stimato nel 2008», aveva detto Fortunato appena due settimane fa a Palermo, al convegno della Fondazione Magna Grecia dove si era parlato proprio del ponte. «Nel 2008 i costi del Ponte erano quantificati in circa 6 miliardi, da allora a oggi sono passati quasi 15 anni ed è presumibile che questa cifra sia molto aumentata».

Fortunato aveva anche risposto alla domanda numero uno: come sarà pagato? «Ci sarà una parte di autofinanziamento, che nel 2008 era del 60 per cento, ma questo dipenderà anche dai pedaggi, che non dovranno superare il costo attuale dell’attraversamento con i traghetti», aveva detto l’Amministratore della Società Ponte sullo Stretto. «Ferrovie e Trenitalia immaginano una finanziabilità intorno al 40%, la restante parte dovrà essere finanziata con contributi statali, comunitari e regionali. La realizzazione potrebbe partire nel luglio 2024». Oggi il Def e l’ammissione che le coperture non ci sono ha fatto storcere il naso a molti. 

«Il ponte di Messina sarà la più grande opera infrastrutturale europea degli ultimi anni, la copertura finanziaria dell’opera andrà cercata nelle leggi di bilancio», è convinta invece Simona Loizzo, deputata cosentina della Lega. «Il ponte attirerà capitali di investimento da tutto il mondo e va considerata un’opera europea unica, perché sarà avanguardia da tutti i punti di vista: ingegneristico strutturale e dei trasporti».

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Anche un altro leghista calabrese, Domenico Furgiuele, vuole chiudere la polemica così: «Il Def è un documento di programmazione, non di stanziamento risorse. Come avviene per le grandi opere inserite nella programmazione infrastrutturale Def, le stesse trovano copertura nella legge di bilancio dell’anno successivo».

Stessa linea per Fausto Orsomarso, senatore di Fratelli d’Italia ed ex assessore regionale: «Il Def non è una legge, stabilisce le linee di indirizzo delle finanze del governo, io guarderei con attenzione alla futura legge di bilancio. Il ponte è un’opera strategica fondamentale, nella prossima legge di bilancio le coperture per il ponte ci saranno e saranno individuate con una strategia. È ovvio che il ponte non può rientrare nel Pnrr, perché sono opere che finiscono nel 2026. Bisognerà capire se fra fondi nazionali, fondi comunitari o fondi di bilancio che verranno da un migliore rapporto debito/pil il ponte troverà copertura. Non vedo nessuna preoccupazione, guarderei alle cose positive contenute nel Def. Sono sicuro che nella prossima legge di bilancio le coperture per il ponte ci saranno». 

«Non sorprende che manchino risorse per la realizzazione del Ponte sullo Stretto all’interno del Def», sostiene, invece, Nicola Irto, senatore del Partito Democratico. «Il Governo pensi prima di tutto a trovare le risorse per le infrastrutture principali per il Sud, che chiede interventi immediati sulla rete stradale e ferroviaria per poter uscire dalla situazione atavica di isolamento in cui è messo in forse lo stesso diritto alla mobilità. E, soprattutto, eviti di annunciare l’avvio di cantieri quando ancora mancano le coperture finanziarie».

Critici anche i Cinque Stelle: «Quello che mi preoccupa è l’uso politico che questa maggioranza fa delle esigenze dei cittadini - dice Vittoria Baldino, vice capogruppo del Movimento alla Camera -. Al di là del fatto che si tratta dell’ennesimo annuncio, mi preoccupano le coperture annunciate: 13 miliardi, esattamente la cifra necessaria per completare la Statale 106 fino a Reggio Calabria, soldi che vorrebbero dirottare dai fondi Fsc. Perché non usare questi fondi per completare la 106 ed aggiungerli agli attuali 3 miliardi previsti?».