14 agosto 2018. Ore 11.36. Una data e un orario che la città di Genova e il Paese intero non dimenticheranno mai. Un boato squarciò il cielo e fece tremare la terra dopo il crollo improvviso del ponte Morandi. Su quel tratto lunghe colonne di autoveicoli, la maggior parte in viaggio verso qualche meta per celebrare come di consuetudine il Ferragosto, che in pochi secondi si trovarono frantumate al suolo. Una tragedia che costò la vita a 43 persone. Tra le vittime anche tre i calabresi: Ersilia Piccinini, di Sersale, scomparsa insieme con il marito Roberto e il piccolo Samuele di 9 anni, Bruno Casagrande, 57enne originario di Antonimina, in provincia di Reggio Calabria e di Luigi Matti Altadonna, 35enne originario di Curinga, nel Catanzarese, ma residente da tempo in Liguria.

Il ricordo del sindaco di Sersale

Il sindaco di Sersale, Salvatore Torchia, stamattina, dal suo profilo Facebook, ha voluto dedicare dedicare un pensiero a Ersilia Piccinini, originaria del luogo e vittima del crollo del Ponte Morandi. La donna si era trasferita in Liguria per amore e a Genova, insieme al marito Roberto Robiano, aveva costruito una famiglia. Ersilia si trovava in auto con il marito e il figlio, il piccolo Samuele di 8 anni al momento del crollo. Il crollo del Ponte Morandi «è una delle più assurde tragedie della storia italiana», scrive il primo cittadino. «43 persone perdevano la vita nel crollo del ponte che si sbriciolava sotto gli pneumatici delle auto che portavano quella sfortunata umanità verso il ferragosto. Tra di loro Ersilia Piccinino, di origini sersalesi, il marito Roberto Robiano ed il loro piccolo figlio Samuele, di appena 8 anni di vita, la più giovane delle vittime. Andavano a pranzo dai nonni - ricorda il sindaco - Il pallone di spider man di Samuele, insieme alle loro vite, è rotolato giù. A loro tre ed a tutte le vittime - conclude Torchia - di questa immane tragedia italiana il nostro deferente ricordo».

Chi erano Luigi e Bruno

Luigi Matti Altadonna, invece, era un operaio, sposato e padre di quattro bambini, e stava transitando sul ponte a bordo di un furgone della ditta per cui lavorava, quando è stato risucchiato dal collasso della struttura. Si era appena trasferito a Genova, dove aveva trovato un altro lavoro e alloggiava insieme alla famiglia temporaneamente in casa di un familiare. «Luigi lascia per sempre sua moglie Lara e i suoi 4 bambini Francesca, Tomas, Giuseppe e Cristian, che amava tantissimo. In questa tragedia dove non c’è il tempo di piangere e dove il dolore si mischia alla rabbia per una disgrazia che poteva essere evitata, uniamoci tutti insieme», scrivevano un anno fa sulla pagina Facebook creata per supportare economicamente la famiglia di Luigi.

 

Bruno Casagrande, era un operaio dell’Amiu e quel 14 agosto stava lavorando nei pressi del Ponte Morandi. E’ morto insieme ad un collega mentre prestavano servizio a bordo di un furgoncino nell’isola ecologica proprio sotto il viadotto.

 

Un destino crudele, un fato straziante che sotto la luce di un’analisi postuma, forse, poteva essere evitato.