L’esito era forse scontato ma lo scontro è stato pesantissimo, non soltanto nell’ultima riunione della Giunta delle elezioni ma anche in quella del 12 novembre, quando Maddalena Morgante (Fdi) – relatrice del caso Gentile – ha ripercorso i fatti e le obiezioni delle due deputate del M5S Elisa Scutellà e Anna Laura Orrico. Orrico ha visto la propria elezione contestata e il vantaggio di 480 voti registrato all’esito delle Politiche 2022 diventare una sconfitta per sole 240 preferenze. Scutellà, invece, lascerà ad Andrea Gentile il posto in Parlamento al termine dell’iter (perché Orrico verrà recuperata in virtù della posizione più alta nel listino bloccato del proporzionale).

Questo il contesto: dal riconteggio è emersa una percentuale senza precedenti di schede bianche divenute valide: circa il 10%, mentre la casistica si ferma al massimo al 3%. Altra anomalia: in più di 4 sezioni su 5 si sono verificare “errori” di qualche genere. Per i Cinquestelle ce ne sarebbe abbastanza per passare a un riconteggio a campione delle schede valide, ma la Giunta ha detto No.

Scutellà: «Risultato delle elezioni modificato dopo il voto»

Nella relazione di Morgante appaiono per la prima volta alcune delle ipotesi avanzate dalle due parlamentari pentastellate. Scutellà individua due opzioni: o qualcuno ha occultato «in sede di scrutinio» schede che riportavano la preferenza per Forza Italia o c’è stata un’ingerenza successiva per aggiungere preferenze per Fi «sulla maggior parte delle schede originariamente bianche pervenute dalle singole sezioni».

La denuncia – la deputata ha presentato un esposto alla Procura di Roma – diventa ancora più esplicita: i dati anomali lascerebbero pensare «che il risultato dell'accertamento condotto dal Comitato di verifica della Camera dei deputati sia stato il frutto di un intervento successivo alle elezioni volto a modificarne il risultato». O uno scippo di voti a danno di Gentile o l’intervento di una manina a urne chiuse. La parlamentare destinata a lasciare Montecitorio avanza anche «il sospetto che l'anomalo risultato del processo di revisione delle schede bianche sia stato il frutto – come già portato all'attenzione dell'Autorità giudiziaria – di condotte dolose penalmente rilevanti. Da questo punto di vista si ritiene preliminarmente necessario accertare la permanente e continua sicurezza del materiale elettorale dal momento in cui si sono concluse le operazioni degli uffici elettorali sezionali a quello della chiusura dell'istruttoria da parte del Comitato di verifica». Il nodo – o almeno uno dei nodi – è la sicurezza degli scatoloni nelle varie fasi che li hanno portati da Cosenza a Catanzaro prime e poi dalla Calabria a Roma. Ipotesi molto inquietante.

Orrico: «Rischio di manipolazione delle schede»

Anna Laura Orrico – sempre secondo quanto è stato riferito dalla relatrice – conferma e rilancia: nella sua memoria si ipotizza «una possibile esposizione delle schede al rischio di manipolazioni» che potrebbe spiegare «perché un numero insolitamente alto di schede bianche è risultato poi attribuito in modo univoco ad un solo candidato, ossia il ricorrente».
Accuse gravissime: Orrico ipotizza – sempre secondo la relatrice – la sussistenza di «un più grave problema sulla catena di custodia delle relative schede elettorali, perché sarebbero state violate (...) quelle garanzie minime che, limitando l'accesso ai locali in cui si svolgono gli scrutini, sono evidentemente poste a presidio dell'integrità della documentazione elettorale».

La risposta di Morgante (Fdi): «Accuse infondate»

I dubbi sulla catena di custodia provocano la risposta di Morgante. La parlamentare di Fratelli d’Italia evidenzia che «tutti i plichi sezionali sono stati trasmessi dalla Corte di appello di Catanzaro in un unico trasporto, scortato dalle forze dell'ordine, alla sede della Camera di Castelnuovo di Porto». E poi «sono stati custoditi in un deposito dotato di sistemi di sicurezza e allarme e sorvegliato 24 ore al giorno dalla polizia di Stato».

Anche il trasferimento a Montecitorio «è avvenuto con la costante presenza della scorta delle forze dell’ordine». Per di più «il materiale elettorale trasferito è custodito in locali dotati di allarme permanente, collegato alle competenti strutture incaricate della sicurezza presso la Camera, che detengono le chiavi e un registro dei soggetti cui sono date temporaneamente in consegna». Lì entra solo «personale della segreteria della Giunta in ragione delle riunioni del Comitato di verifica». Di più: «Nessun plico è risultato già aperto ed è stata assicurata l'osservanza di tutte le misure di sicurezza necessarie a garantire l'integrità di ciascun plico contenente le schede bianche e nulle. Nessun rilievo o contestazione in merito è stato effettuato nel corso delle riunioni del Comitato di verifica».

In conclusione, il Comitato di verifica ha «stigmatizzato fortemente l'affermazione contenuta nella memoria dell'onorevole Scutellà, che è apparsa riferita indistintamente a ogni fase del procedimento, con supposto dolo, inclusa la fase svolta presso la Camera dei deputati per le attività di verifica». Tutte «accuse mosse, senza alcun fondamento, verso chi sta svolgendo, con grande attenzione e dedizione una delicata funzione che la Costituzione affida alle Camere».