Tutto tace. O meglio, è tutto troppo tranquillo. Se ne sono accorti gli investigatori d’oltreoceano che sui canali come Sky ECC, EncroChat e ANoM, in uso ai criptofonini, non c’è più traffico. C'è un nuovo software che la criminalità sta usano per comunicare con i telefoni criptati e che le forze di polizia di tutto il mondo stanno cercando di intercettare.
«Il sospetto – spiega il professore, storico della criminalità organizzata Antonio Nicaso – è che le organizzazioni criminali stiano usando un nuovo sistema ancora sconosciuto».
Le mafie stanno investendo molto in tecnologia. I narcos, la ‘ndrangheta, dice Nicaso parlando con LaC News24, «sono già entrati nel cuore dell’innovazione tecnologica. All’interno delle organizzazioni comunicano con messaggistica criptata con broker, o fornitori».

Il mercato dei criptofonini

Il professore Nicaso, ormai da anni residente in Canada dove insegna all’università, ci spiega che il mercato dei criptofonini (che arrivano a costare dalle 3000 euro in su) nasce per essere diffuso, per fare qualche esempio, verso clienti come le grandi aziende che temono lo spionaggio industriale o anche giocatori e agenti dell’Nba che trattano ingaggi e cessioni per milioni di euro.
Il problema è sorto nel momento in cui alcune aziende, soprattutto canadesi, hanno cominciato a venderli ai cartelli sudamericani.

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I criptofonini e il cartello di Sinaloa

Tutto ha avuto inizio col cartello di Sinaloa. L’operazione più grossa contro questo traffico, spiega Nicaso, l’ha messa in campo l’Fbi con l’arresto di alcuni membri dell’azienda Phantom Secure, nel 2018, accusati di avere fornito speciali smartphone anti intercettazione al cartello di Sinaloa.
La svolta è arrivata quando uno degli ingegneri dell’azienda ha deciso di collaborare e ha creato un canale per i criptofonini, denominato ANoM, del quale ha fornito le chiavi all’Fbi.
Attraverso genti sotto copertura, il sistema è stato diffuso tra i narcos e si è preso diffuso a macchia d’olio.

L’operazione ANoM

Le mafie non sospettavano di questo cavallo di Troia che era entrato nel loro mondo e le cui chiavi erano in mano all’agenzia federale americana. Gli agenti riescono a intercettare i traffici. Ascoltano conversazioni per due anni. I boss parlano in chiaro, convinti di essere irraggiungibili. Di più: inviano tra loro informazioni riservatissime «comprese le foto dei container pieni di cocaina», racconta Nicaso. Fanno nomi, indicano luoghi, complici, porti, navi,  laboratori clandestini, broker di tutto il mondo. Quando scatta l’operazione, nel 2021, le fonti di polizia affermano che ANoM sarebbe stata usata da circa 12mila persone, affiliate a 300 organizzazioni criminali in 100 Paesi.
L’operazione ha portato all’arresto di 800 persone. Ma non si è fermata qui.
«A distanza di tre anni – dice Nicaso – ancora non è stato scrutinato tutto il materiale raccolto. Ancora oggi Fbi, Interpol, Europol ed Eurojust continuano a mandare ai vari paesi, di volta in volta interessati, il nuovo materiale scrutinato».

Nuovi canali da intercettare

Dopo la grande batosta presa con ANoM – che un agente sotto copertura era riuscito a rifilare a un narcotrafficante latitante il quale, inconsapevolmente, l’aveva raccomandata ad altri – le mafie si stanno riorganizzando. Nuovi investimenti, nuovi canali, ancora sconosciuti, per i criptofonini. Perché il cuore dell’innovazione tecnologica è di chi possiede sostanziosi capitali.