Ha lasciato il carcere per ottenere la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari Domenico Rigillo, imputato nel procedimento scaturito dall'inchiesta istruita dalla Dda di Catanzaro denominata Petrolmafie. Già condannato in secondo grado a sette anni, un mese e tre giorni di reclusione perché riconosciuto promotore di una organizzazione criminale dedita all'emissione e alla utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, alla contraffazione di documenti e alla commercializzazione di prodotti petroliferi di bassa qualità quale carburante per autotrazione proveniente dal nord Italia e dall'estero ma immesso sul mercato attraverso una filiera completamente illegale.

La Corte d'Appello di Catanzaro, accogliendo l'istanza depositata dagli avvocati Vincenzo Cicino e Giovanni Russomanno, ha oggi disposto l'immediata scarcerazione dell'imputato perché «a fronte del periodo di custodia già sofferto, della disarticolazione dell'associazione a delinquere cui ha preso parte, della parziale mitigazione della gravità dei fatti connessi all'esclusione delle aggravanti della transnazionalità e della recidiva», la misura cautelare degli arresti domiciliari è «in grado di far fronte al pericolo di reiterazione dei reati». Domenico Rigillo potrà, quindi, trascorrere il restante periodo di detenzione nella sua abitazione.