Il primo cittadino di Stefanaconi, non indagato nell'inchiesta della Dda, ha risposto durante il Consiglio comunale alle accuse dell'opposizione: «Sono sempre stato dalla parte della legalità, non mi dimetto»
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Richiesta accolta. Consiglio comunale “urgente”, convocato e celebrato nel giro di quattro giorni. L’opposizione al Comune di Stefanaconi offre inconsapevolmente un inaspettato assist al sindaco Salvatore Solano, consentendogli di fare ciò che ha accuratamente evitato nei giorni della “bufera”, seguiti alla pubblicazione delle intercettazioni contenute nei fascicoli dell’operazione Petrolmafie, che lo vedevano impegnato – nel corso di un pranzo – in una conversazione con uno dei principali indagati dell’inchiesta: il cugino e imprenditore Giuseppe D’Amico. Solano, da non indagato, rompe dunque il silenzio e chiarisce la sua posizione, rigettando ogni allusione.
Respinta al mittente anche la richiesta di dimissioni, avanzata nel corso dell’assemblea dal capogruppo di minoranza Nicola Carullo che si è visto rigettare anche la proposta di mettere immediatamente ai voti una mozione di sfiducia che, invece, ai sensi del regolamento comunale, dovrà prima passare dal protocollo per essere poi inserita in un futuro ordine del giorno.
Da parte di Solano, l’invito ai consiglieri d’opposizione (apostrofati «novelli farisei») a richiedere «un accesso agli atti, sia al Comune che alla Provincia» e verificare così «l’inconsistenza» dei sospetti sul suo conto. «Il mio metro di misura è sempre stato, e sempre sarà – ha detto nel suo intervento -, il rispetto della legge e degli ideali di giustizia e legalità. Con l’autonomia che mi ha sempre contraddistinto come amministratore e come persona, continuerò a credere in un futuro migliore, in una società più giusta e più equa».
Era stato il capogruppo di maggioranza Francesco Chiarella, nelle prime battute dei lavori aperti dal presidente del Consiglio Domenico Barbalaco, a ribadire il sostegno incondizionato della compagine al sindaco. «Questa maggioranza – ha detto rivolgendosi direttamente a Solano -, ma anche la stragrande parte dei cittadini, ha sempre apprezzato la tua dirittura morale, il tuo disinteressato impegno, la tua autonomia e, soprattutto, la tua umanità». Nell’intervento di Carullo le ragioni della minoranza cui, nell’occasione, si è affiancato l’ex vicesindaco Carmelo Disì protagonista di un botta e risposta con Chiarella.
«Siamo pervasi da tristezza e preoccupazione per le sorti del paese – ha detto Carullo -. Non è strumentalizzazione politica ma un atto dovuto per un amministratore. Ciò che è emerso dai resoconti di stampa è un quadro che non è assolutamente confacente con il ruolo di sindaco e di presidente di Provincia. È una questione etica e morale: in circostanze simili l’amministratore coinvolto è sempre stato chiamato a rassegnare le dimissioni, anche perché si potrebbe configurare lo scioglimento del Consiglio. Pertanto le chiediamo un atto di responsabilità».