La Suprema Corte annulla senza rinvio la misura cautelare a carico dell'ex vicesindaco di Petilia Policastro Vincenzo Ierardi. Nell'inchiesta coinvolto anche l'ex sindaco
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Nuovi risvolti nell’ambito dell’inchiesta Sistema Petilia che ha portato nell’aprile scorso all’emissione di misure cautelari nei confronti dell’ex sindaco Amedeo Nicolazzi, di quella che era la sua vice (poi passata politicamente tra le file della minoranza) Franca Costanzo, per i quali erano stati disposti i domiciliari e di altri 6 indagati per i quali era stato disposto il divieto di dimora nell’intera provincia di Crotone: la ex componente dello staff del sindaco, Marilena Curcio, l’imprenditore Palmo Garofalo, l’assessore poi divenuto vicesindaco Vincenzo Ierardi, il tecnico comunale Sebastiano Rocca, il consigliere comunale Antonio Curcio ed il dirigente del direttore del dipartimento di prevenzione di Medicina Legale dell’Asp di Crotone, Domenico Tedesco.
Una inchiesta dall’eco nazionale
L’inchiesta è nata dall’attività svolta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Crotone, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Catanzaro, e, successivamente, diretta e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Crotone Giuseppe Capoccia e dal Sostituto Procuratore dottor Alessandro Rho dall’aprile 2018 al novembre 2020.
Al centro dell’attività della procura le molteplici condotte che, secondo l’accusa, avrebbero portato gli indagati in più occasioni e con ruoli diversi all’appropriazione o comunque alla distrazione dalle loro specifiche finalità di alcune derrate alimentari rientranti nel progetto “Lotta alla povertà”, istituito tramite una convenzione tra il comune di Petilia ed il Banco delle Opere di carità.
Nell’ambito dell’inchiesta vi è rientrato anche un episodio a sfondo sessuale, che avrebbe visto protagonista l’ex sindaco Nicolazzi e che ha travalicato mediaticamente i confini nazionali.
Il 29 ottobre scorso la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 indagati. Se al sindaco Nicolazzi viene ancora contestata (ma lui rigetta interamente tutte le accuse e si difende nel processo) la violenza sessuale e la concussione, nei confronti della “sua” ex vice sindaca Franca Costanzo, che lo scorso 5 luglio ha patteggiato una condanna a 3 anni per peculato, corruzione e distruzione di atti pubblici, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per falso, mentre per altre dieci persone è stato chiesto il processo perchè accusate a vario titolo di peculato, corruzione e falso.
L’episodio contestato
All’interno dell’indagine è contenuto un episodio che coinvolgerebbe gli indagati Nicolazzi, Costanzo, Ierardi, Rocca e Tedesco datato 21 novembre 2018. In quella data, in un bar di Crotone, secondo la procura, Rocca, Ierardi e la Costanzo, definiti nelle carte dell’inchiesta i tre “magi petilini”, su mandato del sindaco Nicolazzi, incontrarono il dirigente dell’Asp, Domenico Tedesco affinchè questi provvedesse a diminuire arbitrariamente un’ammenda di circa tremila erogata da due ispettori per violazioni in materia di sicurezza sul luogo di lavoro a seguito di un accesso in un cantiere comunale a Petilia Policastro il 15 novembre 2018 in cui stava svolgendo i lavori l’impresa di Costantino Cistaro.
Nelle intercettazioni, captate attraverso un trojan nel telefono dell’allora vicesindaca Franca Costanzo, si evince come quest’ultima fosse ottimista rispetto alla buona riuscita della “missione crotonese”. «Che lui, basta che gli porto 5 litri di olio, me l’hai dato, glielo porto e siamo a posto»... «Lui non vuole niente più, vuole solo olio» dice la Costanzo a Nicolazzi.
Tedesco, giunto all’appuntamento con l’auto di servizio, secondo la procura appare propenso a soddisfare le richieste: «Rispetto a quello che vi è stato chiesto… quanto meno dimezzeremo, poi vediamo quello che possiamo…» riferisce ai suoi interlocutori, sottolineando che per la buona riuscita della “pratica”, bisognava «trovare un appiglio». La contropartita rispetto a ciò sarebbero state, secondo la procura “due latte d’olio e un quantitativo imprecisato di castagne”.
Per la procura: «La modifica del verbale ispettivo aveva comportato una riduzione della relativa sanzione pecuniaria e un indebito vantaggio nell’ambito di due procedimenti penali instaurati presso la Procura della Repubblica di Crotone, per il Responsabile dei lavori (il tecnico comunale Sebastiano Rocca, ndr) e il titolare dell’impresa edile che stava svolgendo i lavori». Lo scorso ottobre la procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per gli ispettori dell’Asp Francesco Tilelli e Antonio Aloe.
Per la Cassazione non fu corruzione
Sull’episodio si è espressa la Corte di Cassazione a seguito del ricorso dell’ex assessore (poi divenuto vicesindaco) Vincenzo Ierardi, che impugnava l’ordinanza del Tribunale del riesame del 29 aprile 2021 confermativa dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Crotone che disponeva per il politico il divieto di dimora nell’intera provincia di Crotone.
La sesta sezione penale della Suprema Corte, con ordinanza numero 47235 del 17 novembre 2021 resa nota pochi giorni fa, ha deciso per un annullamento senza rinvio del provvedimento cautelare.
Al netto delle considerazioni in punta di diritto sull’utilizzabilità delle intercettazioni effettuate tramite il trojan sul telefono della Costanzo, la Cassazione si sofferma sul presunto episodio di corruzione che vede protagonisti Ierardi (con la Costanzo e Rocca) e il dirigente dell’Asp di Crotone, Domenico Tedesco.
«Se è vero che dalle intercettazioni richiamate nell’ordinanza impugnata – si legge nel provvedimento - emerge che la consegna della lattina di olio e della busta di castagne è avvenuta in concomitanza temporale con la sollecitazione del favore richiesto al pubblico ufficiale, tuttavia emerge anche chiaramente che la consegna di tali beni non è mai stata oggetto di una preliminare promessa da parte dei privanti postulanti rivolta al pubblico ufficiale (il dottor Tedesco, ndr) per indurlo a concedere il favore richiesto, ma si è concretizzata dopo che il predetto pubblico ufficiale si era già impegnato a fare quanto in suo potere per agevolare la pratica amministrativa di competenza del suo ufficio e quindi senza la dimostrazione che tale successiva dazione non solo abbia concretamente influito sul processo deliberativo del pubblico ufficiale, ma che neppure sia stata intesa dal pubblico ufficiale come la indebita ricompensa postuma per il suo intervento per la piu favorevole definizione del procedimento amministrativo oggetto del suo interessamento».
L’ombra dell’abuso d’ufficio
L’ordinanza della Suprema Corte conclude affermando che: «prescindendosi dagli ulteriori sviluppi del procedimento che si sarebbe definito in modo piu favorevole per uno dei due soggetti contravvenzionati, attraverso il pagamento di una sanzione ridotta rispetto a quella dovuta, che potrebbero essere ricondotti, sempre che si accerti il necessario presupposto della violazione di legge, nella diversa ipotesi di reato di abuso di ufficio, la carenza di valutazione del profilo della corrispettività e della effettiva concreta incidenza sull’azione amministrativa della consegna del dono di modico valore costituito da una o due lattine di olio e da una busta di castagne impongono l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata».
Per la difesa di Ierardi, invece, il fatto Sebastiano Rocca, tecnico comunale e responsabile dei lavori la cui impresa commissionaria era stata oggetto della sanzione amministrativa, avesse regolarmente pagato la citata sanzione per un importo pari ad un quarto del massimo ai sensi dell’articolo 21 del D.lgs 19 dicembre 1994, n. 758, escluderebbe la sussistenza del patto corruttivo.
E le due latte d’olio ed il quantitativo imprecisato di castagne? Per la difesa di Ierardi possono rientrare nell’alveo dell’articolo 2 del D.p.r. 62 del 2013 che disciplina i “doni” che può ricevere il pubblico dipendente.
“Il dipendente non accetta, per sé o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d'uso di modico valore effettuati occasionalmente nell'ambito delle normali relazioni di cortesia e nell'ambito delle consuetudini internazionali” dice la norma.
Sul punto la Cassazione non entra e si attente ora la prima udienza del giudice per l’udienza preliminare di Crotone in merito alla richiesta sui rinvii a giudizio che si svolgerà il prossimo aprile. Lì vedremo se la Procura confermerà l’ipotesi di corruzione o virerà sull’abuso d’ufficio.